In attesa di partecipare al “panel” che si terrà durante la nona edizione di Grado Giallo – dedicata allo spionaggio – promosso da Segretissimo qualche osservazione sullo stato delle cose non guasta. Il Professionista, pur in una difficile situazione editoriale che si riallaccia non solo a quella economica ma all’ahimè indiscutibile realtà che in Italia poco si legge e poco si leggerà se andiamo avanti così, mantiene le sue posizioni. Non solo ho avuto un ottimo riscontro dei lettori sull’ultimo Oro di Skorpia in collana, ma l’iniziativa della miniserie Controbuio, iniziata proprio su Segretissimo 1631 prosegue su SAS con racconti autoconclusivi ma legati a formare un’unica storia, garantirà agli appassionati praticamente un altro romanzo nel corso dell’autunno mentre già si affacciano alle edicole il Profstory 14 e la nuova avventura rispettivamente a ottobre e novembre. Ma le sorprese non sono finite. Per chi segue anche altre mie produzioni entro la fine dell’anno il Giallo Mondadori ristamperà il mio primo romanzo Per il sangue versato e dovrebbe essere in programmazione anche un racconto di Bas Salieri. Non solo tra saggie racconti (anche in ebook) la mia avventura nel West sta procedendo con soddisfazioni insperate e mi sono deciso a riprendere a scrivere Dream Force, cosa che non facevo da un anno, confortato dalle vendite e stimolato dal Direttore. Sto scrivendo una storia lunga, quasi un romanzo che spero troverete gradita. A proposito. Nel Profstory 14 (di cui vi parlerò specificamente nell’abituale dietro le quinte) l’episodio inedito prevede l’incontro (avvenuto all’inizio degli anni 2000) tra Chance e Amanda Farris. Vedremo se il Prof riuscirà dove Rock e gli altri agenti della Hot Dreams finora hanno fallito.
Detto questo, qualche parola sul lavoro che non riguarda solo il Professionista (ehi, ma ci saranno anche altre sorprese che vi verranno svelate al momento opportuno), ma l’insieme della mia attività. Come dicevamo il momento non è dei più felici e, a volte, la tentazione di lasciarsi abbattere dalle avversità o dal senso di sfiducia c’è. Però io ritengo che essere narratori professionisti significhi anche superare questi momenti, trovare dei nuovi stimoli anche se non si è immediatamente gratificati dai risultati o dai guadagni. Se uno non ha questa capacità, ha sbagliato mestiere. Il narratore, di questi tempi, senza particolari spinte o appoggi, è un lavoro d’avventura. Letteralmente. E non intendo sparatorie e scazzottate. Ma quei piccoli problemi che vanno dal ritardo in un contratto o in un pagamento, al mancato invito a un festival cui ci si credeva legati da sempre o un banale guasto del computer. Tutto questo, anche il caso di amici e colleghi che nei momenti di difficoltà si fanno prendere un po’ dal malanimo se non dall’invidia e quasi fingono di non conoscerti (succede, succede…) fa parte della vita. Per riprendere una metafora che ho più volte citato. Non si pratica uno sport da combattimento senza prendere pugni. Bisogna, come ha scritto Sam Sheridan in un bellissimo saggio pubblicato qualche anno fa da Piemme.” Imparare a combattere feriti”. Intanto in questi giorni ho incassato la conferma dei Prof del prossimo anno e anche delle ristampe. Per me che sono notoriamente un pessimista8eh sì..) mi pare buono. Forse, dipende dal fatto che continuo a pensare a divertirmi con questo lavoro. Ora giusto per soddisfare la curiosità di quelli che me lo chiedono spesso, vorrei parlarvi delle differenze che contraddistinguono i vari racconti del Professionista. Romanzi, romanzi brevi, racconti, miniserie. Chi mi segue sa che mi piacerebbe scrivere storie anche molto lunghe8 per esempio nelal produzione Dbooks romanzi come La Tigre dagli occhi di Giada e le brigate del Tigre lo sono superando ampiamente le 300 pagine). Non sempre è possibile. Segretissimo ha una paginazione che non dovrebbe superare le 250 pagine anche se a volte si può tirare un po’ di più. A voltemi capita di avere vicende che richiedono uno svolgimento più lungo. Le divido allora in vari romanzi che trovano una loro conclusione ogni volta ma che lasciano dei fili in sospeso. È il caso delle avventure alle quali partecipa Skorpia, nell’isola di Garudan che, pur essendo autoconclusivi hanno un fil rouge che rimanda a prossime puntate da realizzarsi più avanti nel tempo. Nel caso degli inediti del Profstory, esigenze editoriali impongono che, per ristampare a un prezzo accettabile i romanzi originali, i romanzi nuovi che si inseriscono nella continuity dell’epoca dei primi romanzi non possano superare le 120 pagine. Ci sono stati casi come Anaconda in cui la vicenda era concepita dall’inizio per essere un romanzo breve. Tempi e avvenimenti son ostati calcolati appositamente per quel formato. Nel caso della lotta contro il colonnello Silva la storia era complessa e si articolava su tre episodi (Guerriglia a Capoverde, Operazione tempesta e caccia spietata. Un totale di 360 pagine. Il personaggio, del resto lo meritava. Ho così scandito la vicenda in tre episodi, ciascuno dei quali arrivava alla conclusione sua ma che, se volete potrete rileggere come un’unica avventura. Logicamente non è detto che queste storie si svolgano sempre una in fila all’altra, perciò ho concepito una linea narrativa che a volte le aggancia una dopo l’altra e, in altri casi, permette l’inserimento di romanzi della prima serie. Quando ho ideato il personaggio di Lucifer e l’intrigo seguito alla condanna del Prof e del suo amico, l’Ammiraglio Paals, invece ho pensato quasi a un romanzo unico. Per le suddette necessità, l’ho diviso in due racconti che hanno anche diverse ambientazioni (la varietà delle location, assieme al ritmo e alla fruibilità della narrazione sono tra gli elementi più importanti) che entrano sì in due volumi differenti ma conservano una continuità. In uno dei prossimi Profstory vedrete un racconto che solo oggi mi sento di scrivere con piena conoscenza della materia. Si tratta del coinvolgimento del Prof nella guerra seguita all’11 Settembre. Una missione a Bassora che anticipa l’invasione dell’Irak sulla quale nel romanzo ristampato nello stesso volume il Prof si dimostrerà piuttosto contrario. E scoprirete il perché. Allo stesso modo per Controbuio l’idea è stata proprio quella della miniserie, che ho ideato tenendo presente lo show tv Strike Back, composto da cinque episodi di cinquanta pagine che sono già un bel numero e permettono di articolare bene un racconto. Un po’ come è stato l’anno passato per la ‘novella’ sempre di 50 pagine ma autoconclusiva Doppio tiro a Samarcanda che era un’avventura studiata per essere sciolta da ogni continuity e autoconclusiva. Come faccio? Mi chiedono molti. Be’, c’è una forte componente di passione che mi spinge a elaborare, a fantasticare continuamente, in diversi formati per tener viva la serie. E, vi assicuro, che è uno stimolo che si ripercuote positivamente su tutto quello che faccio. Per stasera è tutto, ragazzi. Appuntamento in edicola!
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Sempre in corsa con te bro, nonostante il rischio di non poter più tornare a camminare bene ci sia, si combatte tutti i giorni.
Forza Action-Cas…. tieni duro e dimostrati il soldato che sei…solo rispettai tempi di recupero. un abbraccio
Tieni duro Prof,
considerato il momento storico/economico le notizie che ci porti sono positive, da qui al 2017 ci aspettano almeno 5-6 uscite di Chance, più tutto il resto, mi sembra un bel programma… e si comincia già la settimana prossima con il Prof Story…
…. Keep it coming Bro’!
sì, in effetti malgrado tutto si procede e la vostra risposta è sempre una carica di energia ed entusiasmo
I fedelissimi non ti lasciano da solo Stefano e conoscendo il tuo lavoro ti leggiamo in qualunque formato, breve, medio o lungo che sia.
Purtroppo le statistiche confermano ogni anno che gli italiani piuttosto che prendere in mano un libro, preferiscono ammazzarsi di telechiacchiere.
Però c’è uno zoccolo duro che apprezza le letture avventurose e non vedono l’ora di ritrovarti in edicola.
Ti chiediamo solo di continuare a scrivere per noi, perché anche noi per qualche ora vogliamo sentirci eroi.
Come avevo già scritto, apprezzo molto le storie che si ricollegano all’attualità e poter leggere di una missione irakena di Chance è davvero una chicca.
A presto.
ciao Stefano,
io credo che sentirsi eroi sia una condizione indispensabile sia per chi legge che per scrive questo genere di storie. Certo, è solo per il tempo di qualche pagina, ma aiuta ad affrontare in modo responsabile la vita quotidiana che di eroico, ahimè, ha ben poco. Sono al lavoro con molto entusiasmo su molti progetti e ogni sfida, ogni nuovo sentiero è una carica di energia. a presto in edicla e in libreria