La fortuna del thrilling erotico italiano è il punto d’incontro tra varie tendenze e suggestioni cucinate in salsa nostrana. Fondamenti del filone sono intrighi che rimandano alla cinematografia francese, abbinati al sempre presente influsso hitchcockiano e ad alcuni romanzi di Cornell Woolrich e di Patricia Highsmith( il diabolico patto di Deilitto per delitto sarà una formula più volte replicata nel cinema di tutto il mondo). Ma sono rilevanti anche l’influenza della Contestazione del’68, dell’attacco alla finta morale borghese e delle storie ‘ribelli’ come I pugni in tasca di Marco Bllocchio. Sono però le morbosità, il gusto dell’intrigo a sfondo sessuale, la passione vista come forza dominatrice tanto da portare il delitto, a rappresentare la vera nota italiana di questa produzione. Escono a volte film perfetti nella loro meccanica e originalità di autori che frequentano il genere solo saltuariamente. A questo proposito Giulio Questi (autore tra l’altro del western iperviolento e sotteso di atmosfere omoerotiche Se sei vivo spara) costruisce nel 1968 un piccolo gioiello che sin dal titolo, La morte ha fatto l’uovo, ci trasporta in un’atmosfera malsana e torbida. Nel flano originale Gina Lollobrigida e Jean Louis Trintignant sono ritratti tra le lenzuola con espressioni tormentate. Già ci comunicano una proposta narrativa differente dagl istereotipi anglosassoni. In questo film è presente un elemento che verrà sfruttato anche in altre occasioni (in particolare nella Notte che Evelyn uscì dalla tomba di Emilio P. Miraglia , del 1971) sino a diventare un altro fattore caratterizzante. Lo spettatore crede che il protagonista sia un maniaco omicida. E in effetti Trintignant, ricco industriale, sembra davvero condurre una doppia vita. Fuori dall’ambiente professionale, lo vediamo massacrare prostitute in squallidi motel. Un vizio che la cugina della moglie, di cui è innamorato, cerca di sfruttare a proprio vantaggio assieme a un amante. Ecco, il morboso intrecco incestuoso che si alimenta nelle famiglie alto-borghese… La vittima dovrebbe essere proprio la moglie di Tinrtignant, la Lollobrigida. Consumato il delitto, però, scopriamo che le uccisioni dell’uomo sono solo morbose messinscene. Tutta la realtà si stravolge e il piano originale, finalizzato a mettere le mani sui soldi dell’imprenditore, termina tragicamente. Ovvio che gli amanti assasini verranno arrestati, ma solo per un caso. La polizia, al solito, risolve il giallo fortunaosamente. Ciò che lo spettaotree vuole, e ottiene, è un quadro distorto dove sesso, devianze e delitto alimentano una paranoia che non risparmia nessuno. Questo filone è meno violento, rinuncia alle efferratezze, ma l’atmosfera di tensione psicologica equilibra la mancanza di sangue con pruriginosi legami tra i protagonisti.
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