Pubblicato nel 1956, quando la Christie aveva già raggiunto la notorietà, ed edito nella collana Il Giallo Mondadori al numero 446, questo romanzo ha la particolarità di vedere tra i personaggi anche la scrittrice stessa, rappresentata con il nome di Ariadne Oliver, una celebre autrice di best seller chiamata ad organizzare, in una grande tenuta di campagna, una sorta di caccia al tesoro che ha l’obiettivo finale di scoprire l’assassino di un immaginario delitto. Il problema, però, è che il delitto avviene per davvero ed Hercule Poirot, già sul posto perché interpellato nei giorni precedenti dalla Oliver per premiare il vincitore alla cerimonia finale, sarà costretto ancora una volta a fare sfoggio del suo talento investigativo.
Oltre alla consueta trama intricata e brillante, contrassegnata dal caratteristico colpo di scena finale, la presenza del personaggio Christie/Oliver è indubbiamente uno dei pezzi forti del libro: la scrittrice descrive se stessa con grande autoironia come una donna ansiosa, molto sbadata ma anche estremamente sensibile e capace pertanto di inventare storie a ripetizione rielaborando in maniera personale gli impulsi provenienti dal mondo esterno. Sarà proprio una sua intuizione a mettere Poirot sulla buona strada nella ricerca della verità sull’omicidio di una ragazzina che avrebbe dovuto recitare la parte della vittima nel gioco ideato dalla scrittrice e che invece finirà per essere uccisa sul serio.
Da non perdere la personalissima teoria sulla composizione del romanzo giallo che la Christie/Oliver esporrà al telefono al disorientato Poirot, esternandogli la sua insofferenza per le conferenze pubbliche sul tema della scrittura poiché “prima di tutto bisogna pensare ad una trama e, quando la si è pensata, bisogna costringersi con la forza a mettersi seduti a scriverla. Tutto qui.”
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Enrico Carlini
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