
Lara Croft Returns
Lara Croft è sempre Lara Croft. Anche dopo quindici anni, anche dopo centinaia di cambiamenti, anche quando il genere non è più lo stesso e neanche la visuale. Che sia platform o action, terza persona o isometrica, con texture fossili o ben definite, la sexy archeologa in abiti succinti alla ricerca di tesori nascosti è un mix trito e ritrito, ma di grande impatto sul pubblico. In quindici anni di cose ne sono cambiate: dai livelli platform infiniti si è passati ad action rapidi e frenetici, spesso più action di quanto i fan della serie avrebbero voluto. Molti se ne sono andati, molti sono tornati, ma Lara Croft è sempre lì con i suoi rompicapi e i blocchi da spostare.
Square Enix e Crystal Dynamics ci propongono l’archeologa in una salsa diversa, ma senza abbandonare il motore di gioco di Underworld, l’ultimo capitolo firmato Tomb Raider. Il nome del gioco deriva dal desiderio di lasciare in cantiere il titolo Tomb Raider e dare il via a un nuovo spin-off della serie, un piccolo sprazzo di arte videoludica tra Underworld e il primo parto croftiano della holding giapponese dopo l’acquisizione di Eidos Interactive.
Il gioco è caratterizzato da due modalità: nel single player il giocatore veste i panni di Lara in un’avventura votata a sconfiggere Xolotl, malvagio spirito del passato evocato nel presente dal ritrovamento di uno specchio e dall’intervento di un gruppo di mercenari. Scappando dagli scagnozzi del depredatore di tombe di turno, e ascoltando i saggi consigli di Totec, la nostra eroina si destreggia tra trappole mortali e mostri del passato catapultati nel presente. La modalità multiplayer, invece, vede Lara al fianco di Totec, guerriero maya e capo dell’esercito della luce, in un lungo percorso comune nel tentativo di mettere a dormire per sempre Xolotl e recuperare l’artefatto prima degli spietati mercenari.
Non solo tecnica…
La visuale isometrica e l’approccio nettamente arcade del titolo favoriscono senz’altro la modalità multiplayer, che risulta essere molto divertente e ben strutturata. Inoltre, ad accompagnare un gioco di tutto rispetto (e dal costo davvero limitato) si aggiunge il fatto che la funzionalità di ombre, illuminazioni e fisica degli oggetti – anche in visuale isometrica – è perfettamente uguale a quella di Tomb Raider: Underworld, gioco che, nonostante le numerose critiche, vanta un compartimento tecnico da piena next-generation.
Oltre a essere ampiamente rigiocabile, Lara Croft e il Guardiano della Luce è un titolo che attira il giocatore in ogni angolo dei livelli con oggetti e bonus sbloccabili. Le sale seguono un percorso lineare, ma ci sono delle entrate secondarie che conducono a tombe piene di rompicapo niente male e preziosissimi premi. Artefatti e oggetti bonus sono ottimi motivi per esplorare accuratamente livelli dalla fisica ben curata e graficamente ineccepibili.
Il gioco in breve
Lara Croft e il Guardiano della Luce è un titolo scaricabile, è vero, ma il prezzo vantaggiosissimo e la dovizia con cui è stato realizzato lo rendono una scelta immancabile sia per gli appassionati dell’archeologa inglese, sia per tutti gli amanti di giochi d’azione e platform: raramente un mix è uscito tanto bene e se questo è il buongiorno di Square Enix a Tomb Raider, c’è di che essere allegri riguardo al nono capitolo della serie. Programmatori e sviluppatori si sono però affrettati a specificare che questo spin-off non avrà ripercussioni sulla saga di Tomb Raider; semmai pare abbiano intenzione di dare il via a un nuovo brand su questa linea, sempre chiamato Lara Croft e molto probabilmente sempre isometrico e fortemente platform. In bocca al lupo!
8.5