if you give me ten bitches then I’ll fuck all ten_anche per presidenti

leggo sulla “repubblica” di ieri che il presidente degli stati uniti è stato molto biasimato per la presenza, nel suo personale ipod, di canzoni un po’ rap, aggravata dal fatto che shawn corey carter – meglio noto come jay-z e ancor meglio noto come marito di beyoncé – è stato ricevuto alla casa bianca. mi pongo due domande: presidenti o non presidenti, come si fa a resistere al fascino di certi avanzi di galera con le treccine*?
e cosa è peggio, jay-z alla casa bianca o gianni morandi a sanremo? yo.

* l’anziano mascalzone nell’immagine è snoop dogg; il verso nel titolo è tratto dalla sua canzone Doggy Dogg World, come le altre tutto un coacervo di niggaz, motherfuckers e crazy worlds.

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eugenetica pop

questa mattina, sul tram numero 33 chi scrive era l’unica lettrice. con me, sul tram, una signora dall’aria malinconica e una coppia padre incravattato-figlio biondo com’era senz’altro il padre da piccolo, entrambi muti e guardanti dritto davanti a sé. scarsamente incoraggiata all’osservazione da codesto deprimentissimo scenario, mi sono dedicata alla mia mazzetta di free press, dove ho avuto invece la possibilità di assistere al farsi del miracolo dell’amore. in uno di questi prodigiosi giornali per gente che ha fretta, infatti, in una pagina pubblicitaria pagata da meeting, agenzia per single, nella colonna “messaggi per lei”, con il codice 364191, si leggeva: “Buongiorno, il mio nome è Gianluca ed ho 44 anni. Sto cercando una donna con la testa sulle spalle, che sia intelligente, romantica e che sappia prendersi cura di un uomo con dolcezza. Contattami presto…” e nella colonna “messaggi per lui”, con il codice 364227: “Sono fedele e sensibile, non superficiale, con la testa sulle spalle, discreta, ottimista, sensibile (dev’essere molto sensibile, n.d.a.), amante della lettura*. Mi chiamo Patrizia, ho 40 anni e sono operatrice socio-sanitaria”.

*Avrà Patrizia consultato, prima di redigere l’annuncio, la Physiologie du mariage di Onorato Balzac?

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usar in ogni cosa una certa sprezzatura_snookie

uno dei vantaggi dell’essere titolari di figli adolescenti è il fatto che, a dar loro retta seriamente, non si può non imparare l’essenziale dei tempi che viviamo. perciò, per farla breve, non si può non guardare mtv. la suddetta televisione, adorata dall’adolescentina, manda in onda canzoni e cose su cantanti, improbabili telegiornali e una gran quantità di reality show. tra questi jersey shore, i cui protagonisti sono un pugno di giovani italoamericani che più cafoni non si può, alcuni decisamente spostati, che trascorrono l’estate insieme nel new jersey. contrariamente a quelli del grande fratello, questi di casa possono uscire e normalmente escono per andare in qualche club a ballare. di norma si ubriacano, intrattengono sexual intercourses con individui altri dalla fidanzata/o e insomma vivono in un caos permanente. la ragazza nell’immagine è snookie, una delle tanghere della trasmissione. è alta meno di un metro e mezzo, esibisce un busto poderoso e indossa spesso stivali pelosi. completamente naturale nel suo agire davanti alle telecamere, e pertanto grande sacerdotessa della sprezzatura, così risponde quando vinny, uno dei suoi compagni, le rimprovera il fatto che lei, pur essendo una donna, quando sporca non pulisce mai: “per pulire ci sono le cameriere”. è il nostro idolo assoluto.

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macellerie

“È’ un circolo vizioso: l’ignoranza genera la povertà e la povertà genera l’ignoranza. L’unica cura consiste nello smettere di generarle entrambe… Sulle fondamenta di una maternità volontaria e illuminata sorgerà la civiltà futura”.

Margaret Sanger

a pagina due del free press “metro” che trovo su un sedile del tram numero trentatré, in taglio basso, sono riportate le seguenti notizie: “Genova, torna a casa ubriaco e accoltella la figlia di tre anni” (incidentalmente, nell’articolo si dice che il gentiluomo ha accoltellato la figlia di tre anni con un forchettone). (incidentalmente, sostengo da sempre che i nostri simili non vanno lasciati liberi di riprodursi a propria discrezione. vanno applicati agli aspiranti genitori controlli severissimi, equiparati a quelli che si infliggono agli aspiranti adottatori. ciò rappresenterebbe una soluzione in termini di controllo della sovrappopolazione e di distribuzione delle risorse, nonché un dirottamento più produttivo del denaro che attualmente si impiega nella confezione di spot contro la fame planetaria). sotto la notizia relativa a quella buona forchetta amante del buon vino si annuncia che “Stasera una di loro sarà miss Italia”. l’illustrazione rappresenta, collocate sui gradini del palcoscenico di Salsomaggiore, una serie di donne seminude che fanno ciao. la pagina è a cura di stefania divertito e non ha nulla di incoerente.

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tricofetish

- Planter’s Shampoo Disciplinante all’Aloe Vera Capelli Crespi

- Shampoo Elvive Liss-Setoso per capelli setosi, fluidi e disciplinati

- Lush Shampoo disciplinante alla birra, ricco di proteine per dare corpo ai capelli troppo svolazzanti

- Sleek Shampoo disciplinante capelli ricci e crespi
- Shampoo Disciplinante ricci perfetti, Ideale per ricci corti e per boccoli più lunghi, idrata e ravviva le teste più ribelli
- Pomoro shampoo disciplinante idronutritivo per capelli secchi ricci o molto mossi
- Sunsilk Mossi & Ricci Crema disciplinante
- Crema disciplinante Ricci Sublimi Elvive di L’Oréal Paris
- Pantene Crema Disciplinante Ricci Perfetti
quando leggo le etichette degli shampoos tutta questa mania disciplinare mi ricorda certe signore molto discinte e molto amanti della frusta.
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libri soporiferi

dato che non potevo avvicinarmi troppo non so quale libro di robert ludlum stesse leggendo l’uomo a destra, alla feltrinelli di corso buenos aires: di certo è sprofondato in un gran sonno. difficilmente si potrà assistere a una scena come questa in una libreria piccola o media.

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Abramo, Polonia e vodka

Le nostre passioni sono delle vere fenici. Non appena una antica si consuma nelle fiamme, sorge dalle ceneri la nuova.
Johann W. Goethe

Ho finito di leggere Sangue di cane*, primo libro Laurana in uscita, come si è detto, il 10 settembre. Amor vincit omnia, pare il principio che informa coerentemente l’agire dell’io narrante, una ragazza di Siracusa nata in una famiglia normale (o forse no: questa famiglia è un po’ troppo tollerante) che coltiva un irreprimibile penchant per lo straordinario. Ed è extra-ordinario il tour guidato degli ultimi organizzato per il lettore dall’autrice, tra gli abitanti invisibili e miscellanei degli antri più fondi della città. Dalle spelonche maleodoranti di una Siracusa (ma potrebbe essere un’altra qualunque città) che ne vuole ignorare l’esistenza strisciano come blatte, alla ricerca di stordimento mediante alcol, torme di sordidi refrattari alla salvezza. La vicenda della relazione tra l’io narrante (il cui nome, nel libro, non ricorre mai, come se questa ragazza volesse ritirarsi nell’ombra per dare spazio e voce a chi non ce li ha. Epperò inevitabilmente una voce filtrata attraverso cultura sensibilità e idee del prestavoce: un’operazione di fatto arrogante, come le evangelizzazioni, come certe benefiche missioni) e Slawek (ci vorrebbe una elle polacca, nella traslitterazione, che non ho nella tastiera) è sviscerata fino all’ultimo frammento, sottoposta a una accuratissima autopsia in tutto il corso del romanzo. L’amante, poi marito, polacco è titolare di un’energia vitale che tutto gli consente, compresa una resurrezione continua dall’abuso di alcol, con la costante assistenza dell’io narrante-Maddalena, invariabilmente presente per ogni lavacro dei piedi. Slawek, il quale viene presentato come una sorta di Cristo che si redime e ci redime attraverso l’infinita serie di croci che si autoinfligge, è di fatto un vincitore, è colui che parte all’inseguimento di un’altra donna. Il Cristo autentico – quello con il messaggio per il mondo, quello che compie l’estremo sacrificio che non prevede ritorno alla salute – è invece la ragazza, che pagherà il prezzo dei propri salvifici tentativi con la solitudine e la follia. È lei, Cristo, ed è lei anche Abramo, nella sua cieca fede pronta a sacrificare il figlio nato dalla relazione con Slawek sull’altare di un amore esigente, scuro, intriso di umori – sperma e vomito su tutto. Cronaca tra presente e flashback di una passione missionaria che non arretra di fronte ai miasmi più orrendi, Sangue di cane descrive un tentativo di inclusione condotto all’estremo, come cercare di far accettare al corpo una spina, un corpo estraneo che il corpo-società non vuole, e che nel rifiuto s’infetta e genera solo materia di scarto. Tomassini descrive molto efficacemente l’amour passion, in questo caso colorato da variante esotica. Agli occhi della ventiduenne siracusana, Slawek deriva gran parte della sua attrattiva dall’appartenenza al suo popolo – una miscela di forza fisica, di potenza sessuale, di volgarità e di malinconia, insieme con una fondamentale irresolutezza nei confronti dell’azione volta a risultati concreti. Perché in fondo, come spesso accade, il corpo guida, e in questo caso la stella polare è una verga polacca innestata in un corpo di sciagure. Come si diceva, a essere tratta nella follia, in un ribaltamento di senso, è l’ostinata salvatrice, la cieca desiderante, colei che volontariamente si vota alla cura, compito della femmina per eccellenza. E quello di Tomassini è un libro assai femminile, che offre una visione del destino culturale delle donne e pratica una trasgressione che sta nel portare la consapevolezza e la pratica di questo destino fino alle estreme conseguenze, fino a ottenere l’effetto contrario e paradossale.
Nel testo si trovano alcune cadute di ritmo, in specie quando il parossismo sentimentale ed erotico si stempera in qualche retorica (“Entrai nel vostro lutto, nella gloria dei diseredati”). È un po’ stucchevole, per quanto talora funzionale al ritmo stesso, il ricorso continuo al vocativo “polacco”, variamente completato da aggettivi (fiero, coraggioso, massiccio eccetera). Due cose fa molto bene Tomassini: 1. restituisce un quadro vividissimo, illuminandolo di una pur livida luce, di porzioni segrete delle nostre città ai tempi dell’immigrazione clandestina – nei punti migliori, non pochi, risalta la sua capacità di restituire con verosimiglianza (sia pure, talvolta, calcando un po’) una contemporaneissima tranche de vie; 2. descrive un certo senso di colpa occidentale (“… io soffrivo per il dolore degli altri. Io avevo dove tornare, avevo casa, avevo un figlio, avevo i genitori”), al quale l’io narrante si consegna contro ogni evidenza. Sangue di cane talvolta disturba, talvolta annoia (anche l’amore estremo a un certo punto stufa): eppure vale molto la pena di leggerlo.
Nota a margine: mi pare che questo volume d’esordio aderisca pienamente agli intenti dell’editore Laurana, già descritti qui.

* Dove si narra una vicenda che il senso comune potrebbe anche riassumere così: seguendo la propria dichiarata esterofilia e un interesse molto spiccato per gli ambienti devianti, una ragazza di Siracusa prende a frequentare un gruppo di mascalzoni slavi, tra cui spicca ai suoi occhi un ubriacone inveterato di nome Slawek. Nel novero delle sue malefatte troviamo rapine, tentati omicidi, adescamento di donne anziane allo scopo di barattare sesso con qualche spicciolo. Questo ignavo polacco, il quale avrebbe un urgente bisogno di frequentare un etnopsichiatra che tentasse di placare le sue manie autodistruttive (si taglia, cerca di darsi fuoco, beve litri di vodka a stomaco vuoto), riceve cure devote e costanti dalla ventiduenne di Siracusa che, invece di andare a visitare il Teatro Greco e l’Orecchio di Dionigi e di frequentare a sua volta uno psichiatra, preferisce accompagnarsi alla manica di spostati capitanati da Slawek.

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spamming allowed. concorso letterario

lungi dall’essere nocivo come in molti lo considerano, lo spamming è una risorsa preziosa per coloro i quali non dispongono, come accadeva a georges simenon, di una sfera d’oro massiccio da tenere in mano per sollecitare l’ispirazione. quelli che leggete qui sotto sono autentici nomi contenuti in autentici messaggi spam, che chi scrive ha amorosamente collezionato nel tempo. accanto a ogni nome è scritta la microstoria che lo stesso ha ispirato. aggiungo, in calce, un piccolo elenco di nomi che attendono di ispirare altri scrittori da bar. a voi.

Rosario Maloney – messicana, nel secolo scorso ha sposato un investigatore privato di quarta categoria, con il quale vive attualmente a santa monica.

 


Angelita Vera – messicana, decenne, priva delle gambe, che ha perso in un conflitto a fuoco con la polizia di frontiera. ha mosso a pietà un poliziotto sterile del montana, che ha iniziato la procedura per la sua adozione.

 


Nikita Phillips – russa, è riuscita a risiedere a new york con un visto turistico per quindici anni. alla fine ha contratto matrimonio con un suo vicino di casa, maggiore di lei di quarant’anni, per il quale aveva fatto la catsitter.

 


Acantha Godoy – fiorista di origine spagnola. accanita fan di penelope cruz, coltiva la convinzione incrollabile che un giorno ne condividerà il destino artistico.

 


Radomira Gatto – femme fatale, proprietaria di una decina di pellicce vere che indossa senza alcun imbarazzo, indefessa fumatrice, è un’ungherese di origine italiana, con una pettinatura alla veronica lake.

 


Shanna Santiago – detiene il record di provini effettuati per un numero incalcolabile di episodi di miami vice. si presentava sul set ogni volta con un nome diverso ma veniva sempre scartata all’ultimo momento.

 


Kaitlin Quintero – uno dei molti pseudonimi di Shanna Santiago (vedi sopra).

 


Odessa Benoit – nata nel québec da nostalgici genitori russi, gestisce una libreria in perdita a gatineau.

 

 

 

Ladonna Huerta

 

Bahiga Muscarella

 

Angelo Rosales

 

Dante Winston

 

Bronislava Fusco

 

Lupe Shirley

 

Narcisse Ginn

 

Zitella Weidar

 

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del ruolo dei librai (oltre al resto)

traduco qui velocemente un testo che ho trovato sul blog dell’ottimo nigel beale (l’originale è qui), nella fattispecie un pezzo pubblicitario dell’editore alfred knopf (leggendolo ho pensato alla differenza che intercorre tra i racconti ben congegnati, e lunghi, e soddisfacenti degli antichi caroselli e gli spot, metti, di assorbenti per signora scritti da certi copywriter ai giorni nostri. a proposito dei quali desidero segnalare quello di lines seta è, il cui pay off recita “la rivoluzione nel mondo degli assorbenti”. presumo che quel verbo “è” lasciato aperto dovrebbe scatenare la fantasia delle utenti, facendo loro intravedere l’universo di possibilità schiuso dall’uso del rivoluzionario pannolino. e per esaltare la forza evocativa di quella bella vocale accentata, il copywriter ha inserito la voce di quella che sembra una ragazzina demente che la recita come se si stesse strozzando).

ma ecco cosa dice alfred:

“Credo che l’impronta di un editore abbia un significato, e che se i lettori ponessero più attenzione all’editore dei libri che comprano le possibilità di rimanere delusi sarebbero infinitamente minori.
Credo che i buoni libri debbano essere fatti bene, e tento di dare a ogni libro che pubblico una veste che lo distingua e lo renda invitante.
[…]
Credo che un editore abbia, nei confronti dei suoi autori, l’obbligo morale e commerciale di promuovere in ogni modo le vendite dei loro libri, di tenerli in catalogo e di esaltare il prestigio dell’autore.
[…]
Credo che la necessità fondamentale del commercio dei libri non sia il baccano di Madison Avenue, ma un maggior numero di librai che amino e capiscano i libri e che possano comunicare il proprio entusiasmo al pubblico in attesa.
Credo che le riviste, i film, la televisione, la radio non sostituiranno mai i buoni libri.”

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albanacco_alfred hitchcock

oggi ricorre il compleanno di alfred, che nacque nel 1899. suggerirei di ricordarlo con un “Nodo alla gola” party (nel corso del quale, lungi dallo strangolare qualche convenuto per poi ficcarlo in una cassapanca, rivedere piacevolmente il film del 1948).

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