Una sfera di cristallo, in cui vedere non il mio futuro, ma solo una sfumatura azzurrata di destino: se sorriderò, tra trent’anni o quaranta, se avrò avuto ragione, se starò rimettendo insieme i cocci, se ci sarò ancora. Molti libri da leggere, tutti accompagnati da apposita etichetta “letto per te – zero paura”. Una canzone che mi faccia battere forte il cuore senza commuovermi né intristirmi.
Un abito che non mi faccia sentire inadeguata. Una gonna da indossare senza sentire commenti. Un paio di jeans che mi sostengano e proteggano, ruvidi come un abbraccio. Il sorriso sdentato del nonno, quando dice “ti voglio bene assaje”. Il nonno che si ricorda che gli auguri li deve fare a me, e io sono sua nipote, non sua cognata né la figlia dei vicini della casa di villeggiatura.
Il semi-labrador ancora una volta al mio fianco, anche se solo per mezz’ora: una passeggiata, una corsetta, un paio di pipì in giro e basta. Ife che mi viene incontro, e si liscia i capelli, e mi chiama per nome, una volta: ma va bene anche “signorina”, o anche solo “saluta mamma”, se è per questo.
Una giornata intera senza sensi di colpa. Un sundae al cioccolato grande come un mastello da bucato. Avere ancora sedici anni e andare a pattinare al Giardino Inglese. La nonna che mi telefona per sapere come sto.
Andare al cinema e non trovare fila. Poter bere molti bicchieri di estathè di seguito. Un’intera settimana senza mal di testa. Il posteggiatore vicino all’ufficio che non mi chiede ogni giorno la solita monetina.
Ritrovare su Facebook un vecchio amico. Qualcuno che, a distanza di quattro anni, dica “hai ragione, ho sbagliato”, o almeno “abbiamo sbagliato entrambi”, piuttosto che “hai avuto torto tu”.
Un regalo inaspettato: un braccialetto col mio nome, qualcosa costruita col cuore, una pianta colore del sole, un pensiero scelto perché mi piaccia. Qualche amico che non accampi scuse, che non abbia sempre troppo da fare. Qualcuno che mi chieda se sto bene, guardandomi negli occhi, e che ascolti la risposta, e che mi metta una mano sulla spalla e mi dica che andrà tutto bene.
Occhi che non si stanchino mai di leggere. Piedi che non dolgano, neanche durante le passeggiate più lunghe. Non aver paura di tutto. Mani che non sudino e non mi mettano in imbarazzo, sguardo a terra e “scusa, preferisco salutarti da qui”.
Un libro scritto da Natalia Ginzburg, solo per me. Una nuova serie di E.R., con Carter che sorride e non piagnucola e Green redivivo. Pensieri gioiosi, o zero pensieri del tutto. Svegliarmi col cuore che non galoppa.
Non essere in ritardo. Il vicino partigiano che mi riconosce e non mi dice “cosa vuoi da me?”. Una mostra di quadri di Mirò, solo per me. Un sogno che mi lasci un sapore dolce in bocca per l’intera giornata. Trangugiare patatine fritte senza sporcarmi le dita di olio.
Essere fiera di me. Un’intera giornata senza piangere. Sentirmi, anche solo per mezz’ora, felice.