Non c’è niente di più complesso e delicato del dare consigli. Bisogna avere grandi capacità empatiche, riuscire a immedesimarsi quel tanto che basta a ipotizzare di trovarsi in panni che non ci appartengono e che magari sono quanto di più diverso da noi possa esistere. Bisogna saper mettere tra parentesi quello che siamo, per tentare di capire cosa faremmo, se ci trovassimo in altre situazioni, in altre condizioni, in altre contingenze. Per un po’ di tempo non essere noi, non qui, non ora.La prima regola del dare consigli dovrebbe essere quella di tacere, se non è strettamente richiesto il nostro parere. A volte è fastidioso, sentirsi dire “se fossi in te”. Non sempre il nostro interlocutore è interessato a sapere cosa faremmo, se fossimo in lui; forse vuole scoprirlo da sé, cosa è giusto o sano o conveniente fare. Forse vuole mettersi alla prova, confrontarsi con la realtà, osare. Forse, semplicemente, pensa che il nostro punto di vista, la nostra esperienza, la nostra visione del mondo non siano la sua, e possa felicemente fare a meno di conoscerla, o almeno di applicarla.
È difficile, dare consigli. Si rischia sempre di proporre il proprio modello o la propria esperienza come gli unici possibili; si corre il pericolo di influenzare a sproposito, di far ripetere ad altri i nostri errori, di considerarli come un noi-in-più, come una nuova possibilità che il destino ci offre di riuscir bene dove abbiamo sbagliato. Ci vuole delicatezza, e indulgenza e voglia di mettersi in gioco, nell’offrire un parere; voglia di accettare, un giorno, di sentirsi dire che se qualcuno ha fatto una fesseria, è anche un poco colpa nostra.Mi piace, chi mi consiglia un libro; mi piace anche consigliarli, e rimango immotivatamente male quando mi accorgo che quel romanzo che a me era piaciuto tanto a qualcun altro non è andato giù. Magari quella che mi sembrava simpatica ironia a qualcun altro è parsa una maniera sciocca di dire banalità; forse quelle che per me erano scene di sesso motivate, sensate, ben descritte, a qualcun altro sono sembrate assurde indulgenze al voyeurismo dell’autore. Mi vengono in mente, in questo momento, due titoli che ho apprezzato, in momenti diversi della mia vita: Mai sentita così bene di Rossana Campo e La separazione del maschio di Francesco Piccolo. Io persevero nell’errore, e continuo a consigliarli. Mi sono davvero piaciuti.
In cucina, adoro ricevere consigli, varianti per una ricetta che ripeto da sempre, trucchi per far lievitare meglio la pasta dello sfincione, o per sbucciare i fichi d’india senza riempirsi di spine: basta metterli sotto l’acqua corrente, si sa. Un’amica, conscia della mia insana passione per il the freddo, mi ha consigliato una ricetta deliziosa: le bustine di tè, messe in infusione in acqua fredda, sprigionano al meglio la propria fragranza. Addolcite con sciroppo di zucchero, aromatizzate con foglie di menta o fettine di pesca gialla, regalano una bevanda squisita.
Un abbraccio è meglio di un consiglio, a volte. Anzi, quasi sempre.
GRAZIE! Mi piace tanto leggerti.
grazie a te!
mi vedi con i calzari di mercurio svolazzare a trenta centimetri da terra? sono orgogliosa della mia ricetta, che poi non è neanche mia, e così orgogliosa di apparire, io so che sono io, nei tuoi scritti. e sono ancora più orgogliosa di quel “un’ amica”. grazie, maria. sono anche orgogliosa di te.
grazie, mia cara. e che tu sia un’amica, per me, è fuor di dubbio
ho dimenticato: rossana campo mi piace molto, per francesco piccolo riproverò un altro libro.
aspe’, non sapevo che rossana campo ti piacesse. cosa hai letto di suo?
in principio erano le mutande
mentre le mia bella dorme
mi ricordo che mi erano piaciuti, ma non me li ricordo tanto. sono passati parecchi anni.
dovrebbe essercene anche un altro… ma dovrei tornare a casa a cercarlo.
‘mentre la mia bella dorme’ è il primo che ho letto. l’ho trovato delizioso. prova a leggere anche ‘l’attore americano’ e ‘mai sentita così bene’, davvero simpatici. sapevi che di ‘in principio erano le nutande’ c’è un film con stefania rocca? guardalo, non è fatto male!