[NINJA 47] Hong Kong Ninja (3)

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(Quarantasettesima puntata del viaggio nel cinema ninja: qui trovate il saggio completo in ePub)

Joseph Lai
Il nostro uomo a Hong Kong

Il cinema occidentale è sempre stato considerato di altissimo livello ad Hong Kong, tanto che i primi anni Settanta trovano il giovane Joseph Lai impegnato in una importante casa distributrice locale che fa da ponte fra il cinema euro-americano e l’Asia. Il sistema funziona ma Lai vuole di più: oltre a distribuire vuole anche produrre, e così insieme al misterioso Tomas Tang fonda la IFD Films and Arts.

IFDIl mercato di Hong Kong viaggia a velocità altissime e la concorrenza è senza limiti: la presenza in patria di case produttrici storiche e quasi mitiche come Shaw Bros e Golden Harvest impedisce alla IFD qualsiasi speranza di imporsi sul mercato. L’unica soluzione è fare quello che queste case non fanno.

Gli storici wuxiapian e gongfupian delle case di Hong Kong sono prodotti locali, il cui cast tecnico e artistico è locale, pensati per i locali, girati per i locali e proiettati per i locali: poterli vendere anche all’estero è un aspetto del tutto secondario. «Loro avevano le proprie catene di cinema su tutto il territorio – racconta Joseph Lai intervistato nel 2001 da Mike Leeder per la rivista Impact, – ma noi eravamo la prima compagnia ad avere un’ottima distribuzione oltreoceano». La IFD comincia così a girare all’estero film economici (i ricchi budget della Shaw Bros o Golden Harvest sono impensabili) e a sfruttare la passione marziale che imperversa nel mondo per vendere i propri prodotti, molto meglio di quanto si vendano quelli (nettamente migliori) della case concorrenti, le quali non sembrano in grado di proporsi sul mercato altrettanto bene.

Il passo successivo è quello fondamentale: non girare più film in lingua cinese con i sottotitoli per il mercato estero, bensì pellicole in cui gli attori parlino inglese, titoli che quindi sul mercato internazionale hanno un potere d’acquisto infinitamente superiore. Ad Hong Kong la IFD è la prima casa produttrice a divenire membro dell’AFM (American Film Market). «La Golden Harvest lo divenne prima, è vero – specifica Lai nell’intervista, – ma solo perché si registrò direttamente in America: noi divenimmo membri ad Hong Kong. A quel tempo la AFM aveva politiche molto strane, e per farne parte dovevi solamente girare film in lingua inglese: noi eravamo gli unici di Hong Kong a farlo».

Joseph Lai comincia ad ingaggiare un esercito di doppiatori – più o meno professionisti – per presentare ai distributori un nutrito catalogo di opere in lingua inglese. «A guardarli oggi i nostri film non sembrerebbe, ma all’epoca facemmo un ottimo lavoro e si vendettero molto bene».

Qual è il segreto dei titoli della IFD? Come si spiega l’enorme successo di vendite in ogni angolo del mondo? «Noi eravamo realistici quando andavamo a vendere i nostri film, non chiedevamo prezzi assurdi né cercavamo di imporre restrizioni alle compagnie. Se volevi comprare solo i diritti video dei nostri film per il tuo Paese, non c’era problema. Alcune compagnie di Hong Kong insistevano perché, una volta che compravi i loro film, questi dovevano avere un limitato giro di proiezioni e poi dopo molti mesi potevano uscire in video. Non puoi imporre queste regole a tutti, perché poi si rovinano i contatti con i compratori. Noi curavamo molto le relazioni con i distributori, e loro tornavano da noi sempre per il prodotto. I nostri film non saranno stati certo i migliori, ma la gente sapeva cosa aspettarsi da noi. Siamo sempre stati onesti con i distributori, e loro sono sempre tornati».

(continua)

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