Era il 29 gennaio del 1993 quando attraversai mezza Roma per raggiungere lo scomodissimo Eurcine: rarissima sala della capitale che proiettava I nuovi eroi (Universal Soldier, 1992). Malgrado nessun giornalista od organo di informazione cinematografica in Italia ne parlasse (con qualche eccezione, ma rarissima), Van Damme era in piena ascesa: dopo il Double Impact dell’agosto precedente, ennesima goduria marziale per tutti gli appassionati del genere in Italia, ben pochi spettatori potevano dire di non conoscerlo.
Iniziò la proiezione e partirono immagini strane, con un elicottero e una prigione: quando apparve sul grande schermo Vasco Rossi, capii che senza motivo stavano proiettando il videoclip de Gli spari sopra: che cacchio c’entrava con van Damme? Boh.
I nuovi eroi era un film con un signor budget (circa 20 milioni di dollari, cifra altissima per l’epoca e per il genere) e come film di fantascienza tutto sommato non è peggio di altre bojate viste in giro. (Per gli odierni standard dei film di fantascienza in video, è un capolavoro senza tempo! Almeno aveva una trama…) Però io non ero lì per la fantascienza: volevo vedere Van Damme combattere. Solo quattro mesi prima l’avevo visto affrontare Bolo Yeung a Hong Kong: ora affrontava Dolph Lundgren… Vai, J.C., facci godere! E invece niente: un solo calcio volante (la classica spazzata volante alla Lionheart) e un paio di calcetti da terra: una tristezza assoluta.
Uscito dal cinema ero combattuto: ero un fan sfegatato e guai chi mi toccava J.C., ma oggettivamente ero delusissimo: avevo fisto un buon film con un solo calcio volante, io invece volevo una cagata PIENA di calci volanti! (Non lo volevo solo io: malgrado l’immane campagna pubblicitaria il film fu un flop al botteghino).
Passano gli anni e passano gli UniSols. DuelTV trasmette i due sequel televisivi della serie, chiamati entrambi Programmati per uccidere. C’è Jeff Wincott, l’indimenticato interprete di stupendi film marziali anni Novanta. Niente, neanche uno schiaffo.
Il fenomeno continua, e subito dopo i due deludenti prodotti televisivi arriva al cinema The Return, quarto film della serie ma il secondo con Van Damme. Una bojata, di sicuro, ma chi è quel titano che suona J.C. come una zampogna? In quel 1999 nasce il mito di Michael Jai White, fenomenale interprete marziale che dopo il solito iter – “non sono un attore di genere, guardatemi: sono un attore completo. Posso interpretare cose che chiunque può interpretare, quindi sono un bravo attore. Ma allora com’è che nessuno mi ingaggia?” – torna al cinema marziale di lusso con il perfetto Blood And Bone e poi con il capolavoro assoluto: Black Dynamite.
Ma intanto gli UniSols continuano e J.C. e Dolph si riuniscono per Regeneration, dal budget insolitamente alto: 10 milioni di dollari, non coperti però dagli incassi magri.
Dolph fa giusto la figura del coglione per un paio di minuti, mentre J.C. a sorpresa si lancia in una lunghissima sequenza di combattimento, con il continuo rischio di rimanerci secco per un bell’infarto. Ma come, si chiede l’appassionato: negli anni Novanta, quando ti reggeva la pompa, non davi manco uno schiaffo perché te la tiravi da attore d’azione, e ora a quasi 50 anni ti lanci in complicate sequenze marziali? Ah, allora dillo che abbandonare le arti marziali è stato il più grande errore della tua vita! Ogni film che vendi oggi, caro J.C., è comprato da gente che ti ricorda coi mutandoni in Kickboxer e Bloodsport, o coi jeans in Lionheart e Double Impact: rinnegare quei film, voltando le spalle allo spirito con cui erano nati, è uno schiaffo in faccia a tutti noi fan.
Passano vent’anni quasi esatti e il 21 gennaio 2013 mi sono visto Universal Soldier – Day of Reckoning. Non c’è il buio della sala cinematografica ma c’è lo stesso spirito: la speranza di vedere tre attori che devono ogni briciola di successo alla loro marzialità impegnati a fare tutto fuorché qualcosa che assomigli alla marzialità.
Il film ha lo stesso alto budget del precedente, circa 10 milioni di dollari, ma sin da subito ci si rende conto che tenta di essere qualcosa di superiore, che cerca di ispirarsi a modelli talmente alti che diventa davvero imbarazzante. (Mi aspettavo da un momento all’altro di vedere la carrozzina sulle scale dal film La corazzata Potëmkin, con J.C. nel ruolo della madre urlante!)
Abbiamo capito che il regista John Hyams ha la smania di dimostare di essere figlio di cotanto padre, ma il caro vecchio Peter è sempre stato un ottimo artigiano: non se l’è mai tirata cercando di fare il virtuoso. Magari Peter, se avesse voluto, forse il virtuoso l’avrebbe anche potuto fare: John lo vuole fare, è evidente, ma è altrettanto evidente che non fa per lui. O se non altro sceglie trame e attori sbagliati: non puoi tirartela da Coppola quando hai un tubero come attore! (E guarda poi la fine che ha fatto Coppola: ne vale la pena?)
Scott Adkins riesce a deludere una volta di più: un attore che poteva essere il miglior interprete marziale vivente, unico e incontrastato in vetta, e invece ha scelto di essere un qualunque attorucolo d’azione da due spicci, come ce ne sono centinaia in giro. (Non ha carattere, non ha espressione, non ha mordente, non ha peculiarità: ma dove vuole andare?) L’ha fatto per soldi? Pensa che non ci sono sbocchi per un attore marziale mentre uno d’azione fa la bella vita? Se la pensa così, Scott sta sbagliando di grosso, e i soli 5 mila dollari guadagnati finora dal film al box office dovrebbero farlo riflettere.
Universal Soldier 6 (contando anche i due film televisivi) è un film noioso e delirante, psichedelico e pretenzioso, e soprattutto solleva la grande domanda: perché J.C. ha la capoccia bianca? Le ipotesi sono due: per non far notare troppo l’uso di controfigura o per mascherare il fatto che ha ormai perso l’uso dei muscoli facciali, mostrando costantemente la stessa identica espressione.
Il film non merita di essere ricordato se non per quei 2 o 3 minuti di going berserk, quando cioè cade la maschera e tutti, dal regista agli attori, ammettono finalmente coi fan: lo sappiamo che state qui solo per vedere calci e pugni, quindi eccovi 3 minuti di calci e pugni. Solo quella sequenza, in cui Adkins alterna mosse alla Van Damme a mosse alla Boyka, vale tutto il film: è l’unica sequenza che si salva. (E il regista può anche sbizzarrirsi con alcuni giochi stilistici per far sembrare il tutto un piano sequenza, che fa tanto Brian De Palma. Ovviamente gli stacchi fra una scena e l’altra sono fin troppo evidenti, ma volendo essere buoni possiamo dire che lo erano anche in Nodo alla gola di Hitchcock, eppure leggenda vuole che sia stato girato tutto in un unico piano sequenza!)
Ehi, un momento: e Dolph Lundgren?
Van Damme è geloso del fatto che Dolph sta conoscendo una seconda giovinezza e che nei filmacci da due soldi – l’unico genere che oggi possano permettersi i divi d’azione del passato – riesce molto meglio di lui. Quindi? Quindi esattamente come in Regeneration Dolph appare circa 5 minuti in scena e fa la conuesta parte del coglione: lo fanno addirittura lottare con un machete, arma mai imbracciata e totalmente sconosciuta all’attore. Il risultato è la scena più penosa e indegna di tutta la filmografia lundgreniana.
(parte 2)
In Usa e Europa è uscito solo in Dvd dove i soldi li ha recuperati.
Ed è un film miracoloso per i pochi soldi che ha, ti aspetti il solito B-movie sciatto ed invece c’è un prodotto che ci prova, che cerca di avere una fotografia che esula dal tutto aperto delle produzione povere, sequenze d’azione che non annoiano e il caro vecchio JCVD si fa pure il piano sequenza che non t’aspetti. S’è rifiutato Expandebles 1 per fare questo film e sai una cosa? Ha fatto bene perché Exp 1 è tanto sciatto quanto questo ci prova ad essere professionale. E’ vero che ha avuto il periodo da “attore serio”, ma è sempre stato un suo pallino quello di non voler essere ricordato solo come star action ma come star a tutto tondo. Hai visto JCVD, il film che lo ha riportato in auge? E’ esplicativo in quel senso, c’è un suo monologo reale nel film di finzione dove mette a nudo i suoi sentimenti. E io ti dico che recita meglio ora che una volta. Niente muscoli atrofizzati, anche in Exp 2 con la voce originale si mangia tutti gli altri.
Ed eccoci a Day Of Reckoning, un film che c’era stato spacciato per qualcosa che non è.
Anche qua non riesco a capire l’odio per Hyams figlio, gira bene, in modo classico e prova sempre ad impreziosire il tutto con delle chicche registiche(tipo l’inizio in prima persona non è così banale) che non vedi in produzioni a basso budget(e ritorniamo al discorso, 10 milioni di budget sono pochi, pochi, pochi, costa di più un film di Muccino o di Ozpetek, cristo santo). E anche lì, è uscito in Usa in 3 sale e poi nei paesi del terzo mondo. E’ un prodotto direct to video ci credo che non fa flop al box office. Non ce l’ha.
E’ un film noioso. Vero, ma solo nella parte centrale dove c’è il momento in cui c’è più trama che action, ma anche se sembra girare a vuoto quella parte, in fondo almeno riesce ad avere un senso compiuto. E’ un film delirante, vero, ma comunque nasconde di più di quello che vuol far vedere. Non è un film d’azione classico, ha delle forti componenti horror che percorrono tutto il film e allo stesso tempo vuole essere una rilettura di Apocalypse Now. E’ psichedelico, vero, ma non è un male, la scena epilettica con la faccia di Van Damme è una delle cose più disturbanti viste nel 2012, ci sono horror riconosciuti che vorrebbero darti quella sensazione sgradevole e non ci riescono nemmeno alla lontana. E’ pretenzioso, vero, specie per il fatto che ci troviamo di fronte ad un opera che ci destabilizza e che nel suo vagare per i generi non riesce a trovare una vera identità. Ma è legittimo come esperimento e oserei dire interessante.
Hai visto i film di Scott Adkins dopo Undisputed 3? Ha fatto 3 film da protagonista e svariate comparsate, dove il suo apporto è minimo, anzi s’è visto più sparare che tirare i calci. Sceglie male i ruoli? Si e no ma devi contare che ha avuto un grave infortunio alla schiena nel 2010, difficilmente lo rivedrai fare il fenomeno alla Boyka. Eppure in questo film cerca di dare il meglio di se, picchiandosi con tutti, con scene cruente e di lotta da strada molto sanguigna e muscolare.
E veniamo alla crapa di JCVD. Lasciando perdere che si vede poco durante il film, ma la sua presenza malefica opprime tutto, e proprio nel finale che si scopre il gioco, ha la faccia pitturata come il colonnello Kurtz(e qui capisci la rilettura del film di Coppola) ma virando i colori alla base della maschera horror(il rosso, il bianco e il nero, i colori da cadavere, gli stessi colori nella faccia di It). E sull’incontro non ho nulla da dire, gente s’è strappata i capelli per il misero Van Damme Vs Stallone quando qua c’è una prova di tutt’altra resa e valore, non so cosa poteva fare di più un cinquantenne(non usare la controfigura per quando sbatte per terra però lo vogliamo vivo pure per qualche altro film).
Quindi cos’è questo Unisol? Un film d’azione che ibrida elementi horror, un film horror che ibrida elementi d’azione, una rilettura di Apocalypse Now, oppure un pretesto per inserire una storia drammatica su un manipolo di militari d’elite che diventano degli rivoluzionari e di uno che si trova nel mezzo, inserendola in un brand già conosciuto(di cui sfrutta poco pure i personaggi classici)?
E invece la risposta me l’ha data la seconda visione, SPOOOIIIILLLLLLLEEEEERRRRRRRR, il film è tutto quelle cose elencate sopra ma viste dal cattivo. La prospettiva è ribaltata, Deveraux e gli altri sono gente sfruttata dal governo, che vuole la sua libertà mentre John è l’automa cattivo, il terminator, le sue ragioni sono finte(non esiste nessuna famiglia ammazzata), deve solo compiere in modo inarrestabile la sua missione.
Quindi è un film con tanta carne al fuoco, troppa forse per un b-movie, ma è un film con un certo tipo di dignità.
E non è giusto prendersela con un film del genere perché ci sono poche arti marziali(ma c’è molto street fighting vale lo stesso?) specie perché non è un film di arti marziali.
Scusami tutto questo papiro!
Accidenti, che passione: sono contento che il buon J.C. sappia ancora far accalorare i suoi fan
Cerco di andare in ordine:
1) Il piano sequenza è stato spettacolare quello che apre JCVD, un capolavoro da applauso a scena aperta. Ma se ricordi finisce con J.C. che dice che non ha più l’età per fare queste cose: è una bella sequenza perché J.C. fa qualcosa per far vedere che la sa fare ma poi fa capire che non vuole più fare quelle cose, che vuole fare altro. E il film infatti è stupendo. Poi però in Regeneration si lancia in un piano sequenza, dove invece è ridicolo: è sempre bravo fisicamente, ma fa una cosa che ha appena detto che non vuole fare perché non ha più l’età. E’ una forzatura e la scena non funziona: con quel ridicolo giubbotto protettivo, poi, è triste. In quest’ultimo UniSol è Adkins che fa finta di fare un piano sequenza, che in realtà non esiste: sono tutte piccole scene vistosamente messe insieme in fase di montaggio.
2) Non è un pallino quello di J.C. di “non essere ricordato solo come star action”: lo vogliono TUTTI e quasi tutti falliscono. Schwarzenegger o Stallone non li si ricorda per i loro ruoli alla ricerca di nuove strade, li si ricorda per i loro ruoli d’azione. “Wake of Death” è un ottimo noir ma nessuno dirà mai che J.C. è un attore noir! E il fatto che ora, fuori tempo massimo, si metta a combattere in alcune scene dimostra che ha capito che è quello che vogliono i fan, e lui fa finta di accontentarli. E’ come una vecchia diva del porno che si metta a giocare al “vedo e non vedo”.
3) JCVD è un capolavoro assoluto, che doveva essere seguito da qualcos’altro: rituffarsi in UniSol è un tradimento doloroso. L’ho preferito, per quanto non mi sia piaciuto, in “Dragon Eyes”: almeno è un ruolo diverso ma legato alla marzialità. Ora dovrebbe fare il maestro, ma non ha la faccia né il carisma per farlo. Dovrebbe inventarsi un altro ruolo. Te lo ricordi “Final Round” negli anni Novanta? Lorenzo Lamas non era certo più bravo di J.C. a recitare, e all’epoca era pure in forma, eppure scelse di fare il mentore di un giovane protagonista nettamente più dotato: non fa il vecchio maestro, non è un ruolo umiliante. Invece vedere J.C. fare ancora il lottatore solitario e scegliere di misurarsi con nuove leve, facendo la parte del vecchio che vuole dimostrare al giovane quanto vale, lo trovo sì umiliante.
4) JCVD ha avuto anche lui un budget di 10 milioni, e ha smobilitato un intero quartiere, decine e decine di comparse e un piano sequenza. UniSol è girato o in esterni deserti o in misteriose stanze anguste: il budget c’era, per quanto moderato, per un film d’azione.
5) Peter Hyams è un regista che ho sempre adorato, e non lo ricordo come particolarmente virtuosistico: lo stesso credo che una singola inquadratura de “Il Presidio” o “Atmosfera Zero” valga più di tutta la produzione del figlio. Giocare a fare il regista d’autore va bene, ma bisogna prima essere padroni del mezzo, un buon artigiano, e poi ricordarsi che non si è soli, ma c’è anche un pubblico a cui far piacere il film.
6) I paesi del terzo mondo sono quelli che veramente tirano la baracca. Bruce Lee è nato perché gli arabi andavano a nozze per i gongfupian dell’epoca e la stragrande produzione di HOng Kong anni ’70-’80 è arrivata da noi solo perché i piccoli paesi asiatici compravano a occhi chiusi i prodotti e li facevano girare. La Russia ama Van Damme sin dal suo primo vagito, e compra i suoi prodotti a iosa Un trattamento del genere è impensabile in Occidente (ad esclusione forse della Germania, in cui l’amore per J.C. travalica ogni limite). L’Occidente odia i film di arti marziali più degli snuff movie, quindi a dare speranza è proprio la possibilità di venderli al terzo mondo.
7) Era ovvio che J.C. s’è fatto la boccia (anche se ai fini della trama è inutile) perché vuole giocare a fare il conradiano Kurtz, scopiazzato da Coppola. Ma J.C. non è Brando e Hyams junior non è Coppola (meglio per lui, visto la fine che ha fatto Francis Ford, costretto a tribolare per far distribuire i propri film). Perché non prova prima a imitare modelli più alla sua portata? E poi non è che basta mettere il viaggio catartico e un pelato per fare Apocalypse Now: servirebbero bravi attori e una sceneggiatura (anche se copiata da un romanzo), ed entrambi questi fattori mancano del tutto.
8) Cosa vogliamo di più da un cinquant’enne? Che non combatta come un trentenne, visto poi che quand’era trentenne NON combatteva perché voleva tirarsela da attore. Hai voluto fare l’attore, fai l’attore: ma poi non combattere con uno più giovane e più in gamba di te. Perché il risultato è una controfigura costante e sempre imbarazzanti giacconi di protezione. Anche Mark Dacascos si ritrovò ad ingrassare venti chili a scene alterne, quando in “China Strike Force” fu costretto a indossare i corpetti protettivi contro attori-atleti più giovani di lui. Capì che faceva solo una figuraccia così cambiò registro. Vedere un J.C. affaticato, con quella espressione sofferente, con più protezioni dell’omino Micheline, correre col fiatone e fare cose che non faceva quand’era giovane, è uno spettacolo triste per chi – come me – l’ha venerato per anni. Avrei preferito una vecchiaia più dignitosa per lui. Non poteva fare come Lundgren, che più invecchia più migliora nei suoi piccoli B-movie?
9) Per finire, “molto” non è un aggettivo che si possa utilizzare per il livello di marzialità di film occidentali. Oggi che si può avere accesso ai prodotti asiatici, quei 2 o 3 minuti di scazzottata in video è davvero un grande nulla in confronto a veri prodotti marziali: che sia streetfighting o kickboxing, non ha davvero nessun senso. Il problema è che vengono utilizzati attori noti per la loro marzialità in ruoli non marziali: è un comportamento scorretto. Per quanto sia ormai ben chiaro che Adkins non lotterà mai più, deve ogni briciola del suo successo a Yuri Boyka e sarà sempre così, a meno di non essere un attore talmente bravo da farlo dimenticare. E non è il suo caso. (Ha fatto un boato di piccoli ruoli nei dieci anni prima che lo si conoscesse, eppure è sempre stato invisibile! Ha un viso che non si ricorda, quando ha i capelli! ) Mi sono sparato tutta la delirante saga di Nemesis di Albert Pyun, cercando di difenderla: adoro i piccoli film che vogliono dire qualcosa di più, anche se in modo cialtronesco. Ma non quando sono pretenziosi, non quando millantano carte che non hanno, non quando fanno i furbetti: mostrarsi pelato per tirarsela da Kurtz è un mezzuccio che non mi piace. Vuoi dimostrare di essere un attore? Fai film totalmente diversi. Michael Jai White, Mark Dacascos, Daniel Bernhardt e tanti altri, sono tutti attori marzialmente superiori a J.C., hanno tutti deciso di mollare il cinema di genere e hanno fatto altro. Ma altro sul serio: non si sono pelati e giocato a fare Kurtz. Hanno fatto commedie, drammatici, thriller e via dicendo. Addirittura Dacascos ha fatto un remake moderno e cialtronesco di “I Am Legend”. Da loro posso accettare l’etichetta di “attore completo”, per quanto mi dispiaccia non vederli combattere. Non da uno che continua a giocare su una fama passata di marzialità.
Detto ciò, ti ringrazio dell’accorato commento e vediamo che altro film tirerà fuori il nostro caro vecchio J.C.
Avevo pure scritto una lunga prima parte dove parlavo dei primi unisol, di Van Damme, di Emmerich, di film di serie-b, del grande MJW ma è sparita ç_ç.
Vabbuò…
Comunque io non riesco a capire cosa recrimini a Van Damme, specie ora che ha messo la testa apposto, accetta ruoli da villain, ruoli secondari e prova almeno a recitare. Anzi ha pure una commedia in uscita. Ci sta provando. Dici che è troppo tardi?
Lo pensavo anche io, per me era spacciato ma poi è uscito JCVD(e uno potrebbe dire: è merito solo del regista, solo che quest’ultimo ha fatto una cazzata come La fredda luce del giorno e allora i dubbi vengono) e tutto il percorso che sta facendo da lì per me è eccezionale
Certo capisco che per un Van Damme che non molla il posto, non si libera uno slot da marzialista per un giovane, però non è che ora sia pieno zeppo di gente che si vuole fare la gavetta con film di serie z, poi di serie b e forse arrivare in serie A, voglio tutti debuttare in prima fila. Quindi meglio un Van Damme oggi che un pivello domani ^__^
(L’unico che si meriterebbe il posto in prima fila è Matt Mullins, ma non lo fanno lavurà!)
Poi su John Hyams io non sarei così duro, per il mercato dtv secondo me è uno di quelli che cerca di dare al tutto una marcia in più. Pretenzioso? Forse, sarà il tempo a dirlo, ma come voglio bene a un pazzo come Pyun pure John ha le mie simpatie.
Intanto suo padre ha appena finito di girare un film con il caro belga per quelli della After Dark e quindi gioca sullo stesso livello di suo figlio con Dragon Eyes
P.S.
I am Omega, è una merda ancestrale(io a quelli della Asylum gli voglio bene ma a John Hyams possono solo che lustrargli le scarpe), non puoi usare quello come metro da attore per il povero Dacascos. Usa almeno la parte di villain principale in Hawaii Five-O! XD
Mi spiace per la perdita del testo, ma questi editor inglobati in blog non sempre sono affidabili
Proprio perché sono rimasto bruciato dalla stupenda bellezza di JCVD poi non ho capito la scelta dei film successivi. Vedendo JCVD ero talmente colpito dall’onestà di J.C., che finalmente si toglieva la maschera di divo e parlava col cuore, che gli ho perdonato ogni caduta di stile e ogni “calcio negato” in ogni film precedente. Quello era il momento esatto di cambiar vita, di passare ad altro: invece rifà subito UniSol Regeneration… allora non vuoi cambiar vita ma cercare di bissare vecchi successi? Se volesse fare l’attore “completo”, non si pitterebbe la capoccia di bianco e non si metterebbe a combattere contro Adkins! Quale attore completo lo farebbe?
Guarda, trovo meglio film non proprio riusciti come “Assassination Games” o “Six Bullets”: sono piccoli prodotti ma l’ex legionario in là con gli anni è un ruolo che gli calza a pennello. (E’ praticamente Chance Renard!) Siamo poi tutti in attesa di una futura distribuzione di “Eagle Path” che promette d’essere gagliardo. Ma qui non si parla di film “completi” girati da un attore “completo”: sono film di genere per venire incontro agli amanti del film di genere, dove J.C. non alza un dito perché non pretendiamo da un cinquantenne che faccia l’atleta in video. Invece personalmente trovo fastidiosa l’ambivalenza di tirarsela da attore “completo” e poi tirare calcetti striminziti in video: allora è più bravo Dacascos, che in “Nome in codice: Cleaner” fa sì il cattivo ma sfoggia un paio di tecniche a sorpresa niente male. (Visto che non ti è piaciuto I Am Omega )
J.C. non è il solo attore marziale rimasto nei pressi del cinema di genere e quindi mi viene spontaneo fare il confronto con i suoi coevi. Lundgren aveva la possibilità di essere un eccezionale attore marziale, ma al di là di sporadiche tecniche ha sempre fatto film d’azione e non marziali. Non si è mai spacciato per attore “completo” e fa i suoi film tranquillo, senza pittarsi di bianco. Da quando poi è diventato regista, se la spassa alla grande e comunica il suo divertimento agli spettatori: con due soldi tira su un filmetto da due soldi ma che diverte e intrattiene. Malgrado non mi sia mai piaciuto sin dalla sua prima apparizione, anche Seagal è coerente con se stesso: non è un attore ma fa solo il suo personaggio, perché sa che piace e che frotte di fan ne sono estasiati.
Cosa fa J.C.? Boh: ogni due anni cambia direzione! Prima vuole fare l’action, poi vuole fare il noir, poi torna alla marzialità – e il povero Adkins, intervistato per “The Shepherd”, disse che i tanti problemi nati nelle scene di combattimento lo facevano dire che non avrebbe mai più lavorato con Van Damme (che invece poi gli è rimasto appiccicato come una cozza!), quindi dal punto di vista marziale era chiaro che non era più in grado di saperci fare.
Quando Stallone provò la commedia e fallì tornò all’action: non è che provò l’horror o la commedia sentimentale! J.C. dal ’93 si è buttato in ogni tipo di film, tornando al marziale solo quando le cose andavano male, perché sapeva che l’unico pubblico che lo ha sempre seguito è quello degli appassionati di cinema marziale. Lui non ci vuole, ok: dispiace ma ce ne faremo una ragione, ci sono i prodotti asiatici che ci soddisfano molto di più! Però poi non ci strizzare l’occhio mentre contemporanemente te la tiri da attore!
Un ultimo esempio. Il finale del recente “Game of Death” prometteva molto, con un ottimo atleta come Wesley Snipes e un vero campione del ring nonché eccelente attore marziale come Gary Daniels a lottare fra di loro. Ma non era un film marziale, era uno spy action, e i due si sono affrontati sì a mani nude ma concedendo pochissimo alla marzialità, perché stavano rivolgendosi ad un pubblico non marziale. Idem per il Van Damme di “Six Bullets” e similari: vuole rivolgersi ad un pubblico di fan dell’action e gioca secondo le loro regole. Ecco, io credo che troppo spesso J.C., nell’ossessivo intento di conquistare tutti i pubblici, tradisca i suoi fan: tira due calci ma poi gioca a fare Kurtz. Lo considero un gioco disonesto, che noi fan non ci meritiamo: decidi cosa vuoi fare, J.C., e fallo, senza fingere di fare qualcos’altro. (Anche perché attori molto più blasonati e talentuosi di lui, dal punto di vista recitativo, hanno scelto di non essere attori completi: com’è che lui, impedito nell’uso dell’inglese e con quegli occhi spenti, pretende una completezza in modo così ossessivo? Cosa c’è di brutto nell’essere un attore di genere?)