La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla.

“La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla” (minimum fax, 2010): finalmente un bel libro che racconta come stanno davvero le cose nella scuola italiana. Un libro onesto, serio, scientifico, corredato di tabelle, dati, statistiche, fonti, che rivendica fin dal titolo un aspetto fondamentale della scuola, quello democratico. Aspetto che pare, ad oggi, minato ab imo.

Girolamo De Michele, insegnante, esperto di filosofia e pedagogia, affronta i pregiudizi sulla scuola, ne chiarisce le origini e gli intenti di chi li diffonde, li smantella con rigore di logica e buon senso ma soprattutto con un ricco apparato documentativo. Con inappuntabile metodo scientifico fa venire al pettine nodi reali ma ne scioglie di fittizi, soffia via dagli occhi il fumo che un sistema conservatore continua a rigettarci addosso. I temi affrontati concorrono a dare un quadro di completezza perché toccano tutti i risvolti del complesso-scuola, anche quelli apparentemente minoritari come l’insegnamento di religione:

«E diventa scandalo, in una scuola non fascista o antifascista, introdurre un contenuto dogmatico: perché la scuola non deve inculcare valori, ma favorire la crescita consapevole e autonoma di strumenti cognitivi che consentano a ogni libera mente di tracciare la propria scala di valori e credenze, all’interno di un quadro di norme generali che coincide con la Costituzione. Pretendere di insegnare un valore presentandolo come il valore, una religione pretendendo che sia la religione, è, nel senso evangelico del termine, scandalo. Ed è uno scandalo potenzialmente fascista. Così come sono potenzialmente fasciste le parole del ministro che ha affermato [in occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2009/10, Roma, 25 settembre 2009]: «Perché avvenga l’integrazione [degli stranieri] è indispensabile insegnare la nostra lingua, la nostra cultura, la nostra religione e la nostra storia»: perché è dalla caduta del fascismo che l’Italia non ha una religione di Stato».

Dalla questione del sovrannumero di insegnanti e bidelli (inculcato e diffuso demagogicamente dal governo e da molti dei mezzi di comunicazione mediatica), a quella del bullismo, della (finta) emergenza scuola e dei programmi inadeguati, dallo scandalo delle SSIS a quello dei finanziamenti alle scuole private:

«La Regione Lombardia, governata da 15 anni da Roberto Formigoni, assegna alle scuole private, nelle quali studia il 9% della popolazione studentesca lombarda, l’80% dei fondi regionali per il diritto allo studio, cioè circa 50 milioni di euro all’anno, ricorrendo, come denuncia il Rapporto sul buono scuola 2009, a un vero e proprio trucco contabile».

La volontà di fare a pezzi la scuola pubblica è un passo importante di un più vasto progetto che risponde a un preciso piano di controllo sulla libertà e sull’autonomia di pensiero: l’ignoranza rende le persone più malleabili. Come procede questa demolizione? Attraverso un linguaggio impreciso, infido, attraverso manovre scorrette e nocive, spesso contrarie ai dettami costituzionali, attraverso dati opportunamente mutilati e appoggiati da giornalisti mentitori o allocchi.

“La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla” si può definire un’analisi critica alla situazione odierna del sistema scolastico. Contro i luoghi comuni, contro le ovvietà. Gli intenti, credo, sono diversi, ma per raggiungerli De Michele punta innanzitutto sulla consapevolezza. Ripensare la scuola tale quale essa è. Costruirla e difenderla dai continui attacchi, tenendo ben presente che la sua funzione all’interno della nostra società non può prescindere dall’essenza democratica: la scuola ci appartiene, anche se non  siamo più studenti, anche se non siamo insegnanti. Perché è da lì che arriveranno i futuri cittadini.

Un’opera importante e preziosa per tutti. Indispensabile per i tanti che, come la sottoscritta, hanno studiato – in preparazione agli esami di pedagogia e didattica della SSIS – libri obsoleti, inadeguati, sovente poco chiari. Libri – guarda caso – spesso scritti dagli stessi professori che li propinavano, e divenuti testi di studio non perché fossero realmente utili, ma solo per aumentarne le vendite.

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