il rovente muro d’orto

Sapevi dove trovarmi e dove ti aspettavo. Al sole perché tutti mi vedano se vogliono. E quando arrivi tocco la gonna in modo che l’orlo salga e tu te ne accorga. Sto appoggiata al muro con una gamba a terra e l’altra col piede sui sassi. Ti piacciono i miei sandali rossi? E la mia camicetta bianca a fiori? Li ho presi per la tua scena. Hai visto che non ho messo il reggiseno? Per fare la scema. Perché sono minorata. E. Per te se non lo sai. Ti amo. E per te se lo sai. Voglio che mi prendi e mi sposi. La mongola col primo della classe. Perché? Tu te lo chiedi? No, tu lo sai. Ma diciamolo a tutti. È semplice. Ai primi della classe capitano lavori di merda. E macchine grandi per niente. Appartamenti in centro se vogliono, e di proprietà. Non ti piace quello che hai né quello che fai. Ma ti piace quello che faccio. Ti piace quello che fa la mongola a tutti quanti e lo vuoi solo per te. Finché dura. Finché duri. Fin ch’è duro. Poi si muore forse. Che ne so? che non so nemmeno contare fino a dieci senza saltare ogni volta il sette. Perché col tuo stipendio mi puoi garantire un buon contratto a termine finché morte non ci divida matrimonio in chiesa e tutti gli stupefatti felici e contanti e noi benedetti e se i patti sono chiari l’amicizia rimane lunga. Come quello che hai nella patta. Mi pare. Che. Siamo in pieno sole. Se vuoi quello che vuoi io prometto di riservarlo tutta per te. Tutta per te. Passando dalla chiesa non è magnifico? Da quando ho intuito il gioco. A grandi linee direi. Ho giocato secondo le regole in modo chiaro e netto. Io ho il comando perché tu hai il comando e nessuno può interferire. Dimmi di no se sei capace. Oppure. Fottimi.

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One Response to il rovente muro d’orto

  1. francesco says:

    mi pare evidente che questo racconto fa schifo, se leggete e siete d’accordo lo tolgo (mi basta una sola persona d’accordo con me)

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