Come d’autunno. Sugli alberi le foglie.

Forse i Maya avevano ragione.

Guardando l’immobilità della sua tenda bianca, vela ammainata nel tempo che non scorre, la ragazza ha la sensazione che qualcosa stia finendo, come un’epoca, come un tempo, che non sa definire ma che abbraccia gli anni che l’hanno portata qui.

D’intorno ci sono illuminazioni. E da qualche parte i germogli di qualcosa che lotta per uscire, squarci che portano a verità che sembra di poter afferrare ma se ne vanno in niente. Coincidenze. Assonanze.

Da qualche giorno la stessa Milano le sembra ferma, addormentata, silenziosa, irreale, come altrove. Le vie guardate dai finestrini dell’autobus scorrono come dietro a un vetro fattosi limpido d’un tratto, mentre anche i balconi liberty sembrano rivelarsi al suo sguardo per la prima volta. E per la prima volta i suoi piedi sembrano affondare nelle foglie gialle che ricoprono con garbo i marciapiedi, ad attutire il rumore dei suoi passi.

Prendiamo il divano azzurro di questa casa nuova: in questa domenica di fine novembre chi ci è passato sembra seduto accaduto a chi non l’ha mai visto né mai lo vedrà, persone che il tempo s’è mangiato, e altre che hanno lasciato questo mondo.

La ragazza non sa dire se sia allucinazione, premonizione, fantasia, incantamento, ma vuole ricordarsi di questo istante immobile nel tempo che verrà.

foto di Giuliana Flor Ilarda

 

 

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