Boleskine House – Scozia

images (1) Il nostro giro per case maledette prosegue portandoci in Scozia, a poche miglia di distanza da Inverness (Il luogo rinomato per gli avvistamenti del mostro di Loch Ness) in una villa ad un solo piano immersa nel verde il cui nome è Boleskine House.

Per comprendere a fondo la storia dei personaggi ad essa legata, dobbiamo fare un salto all’indietro nella storia e parlare di un mago ebreo vissuto nel quindicesimo secolo, un tale Lamech, il quale scrisse un libro (The Sacred Magic of Abra-Melin the Mage.) raccogliendo la testimonianza di suo padre Abraham, allievo dell’occultista Abra-Melin. Il libro venne più tardi tradotto in francese antico e una copia di questo finì fra le mani di Samuel Liddel Mathers, il quale lo tradusse in inglese.

Mathers, cofondatore dell’ Ordine Ermetico dell’Alba d’oro, ne fu talmente affascinato che trasmise il suo entusiasmo all’amico Crowley;, dal momento che gli insegnamenti magici contenuti nel libro mettevano l’accento sull’importanza del luogo in cui essi dovevano esser messi in atto, Crowley decise di abbandonare il proprio appartamento in Chancery Lane a Londra e di cercare una casa che fosse adeguata allo scopo, deciso a sperimentare quanto appreso nel volume.

Fu così che nell’agosto 1899 l’uomo scovò ed acquistò Boleskine House; la scelse per via della sua posizione isolata e probabilmente anche per la leggenda secondo la quale la casa era stata costruita sui resti di una chiesa distrutta da un incendio, nel quale morirono tutti i fedeli presenti al suo interno. Inoltre, Boleskine House aveva altre peculiarità che coincidevano con quelle richieste dal libro: una porta rivolta a nord, che si aprisse su di una terrazza ricoperta di sabbia.

La presenza di Crowley seminò fra i locali molta inquietudine: strani rumori, urla e versi provenivano dalla casa e molto presto si diffuse la voce che in essa si svolgessero riti satanici spesso a sfondo sessuale e che Crowley avesse liberato dei demoni i quali si erano mescolati alla gente comune. Ogni morte o scomparsa misteriosa, ogni incidente o cattivo affare, venivano attribuiti ai malefici di Crowley e tutti ne erano terrorizzati, tanto da evitare sia di passare accanto alla casa, sia il suo proprietario.

Crowley fondò una specie di setta religiosa basata sulla magia, denominata Thelema, il cui motto è “Fai quello che vuoi, sarà tutta la Legge” ( “Do What Thou Wilt Shall Be the Whole of the Law” ); i suoi seguaci esistono ancora oggi e considerano Crowley il loro padre spirituale, mentre Boleskine house rappresenta per loro una sorta di Mecca.

Ad un certo punto, nel 1919, per motivi sconosciuti Crowley vendette la casa e questa andò in rovina fino agli anni ‘70, quando il leggendario chitarrista dei Led Zeppelin Jimmy Page la acquistò proprio perchè affascinato dalla storia di Crowley (ha riportato anche il suo motto sul vinile del terzo album dei Led Zeppelin).

Non trascorse molto tempo che la maledizione di Boleskine House parve abbattersi sull’intera band: nel giro di pochi anni alcuni componenti dei Led Zeppelin o loro familiari persero la vita in tragici incidenti: nel 1976 muoiono Keith Harwod (socio del gruppo); la moglie dell’amministratore della tournè; Keith Relf, ex membro della band, fulminato da un corto circuito; ed infine il figlio di 5 anni di Robert Plant. Nel 1980 questa serie di macabri avvenimenti raggiunge il suo culmine con la morte di John Bonham, il batterista dei Led Zeppelin per eccesso di alcool, proprio a Boleskine House. Soltanto allora Page si decise a vendere la casa, la quale divenne prima Bed&Breakfast e poi residenza privata.

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Il fantasma della Carlina – Duomo di Milano

zas-DuomoMilano Questa storia inizia a Schignano, vicino a Como. In questo paese c’era un’antica usanza: far vestire le spose a lutto, completamente avvolte nella seta nera, per ingannare gli uomini del signorotto del luogo il quale si arrogava il famigerato Jus primae noctis (il diritto di consumare la prima notte di nozze con le giovani appena maritate).

Carlina era una giovane dalla virtù non proprio intatta: si era infatti concessa ad un giovane straniero biondo poco tempo prima delle nozze e ne portava il figlio in grembo. Poichè era prossima al matrimonio, pensò di non dire nulla al futuro sposo e di fargli credere che quel figlio fosse suo. Tutto andò per il meglio fino al giorno successivo al matrimonio: i due giovani sposi, per la luna di miele, andarono a Milano; decisero di salire sul Duomo nonostante la nebbia e si inerpicarono sul tetto ornato di guglie. Nella foschia, le sagome inquietanti dei draghi di pietra angosciarono Carlina a tal punto che il peso della propria colpa le ricadde addosso tutto in una volta. La giovane lasciò la mano dello sposo e cominciò a correre, urlando. Ad un tratto il marito la vide cadere nel vuoto, librarsi nell’aria con la sua veste nera e poi sparire. Corse di sotto a cercarne il corpo nel piazzale antistante il Duomo, ma non lo trovò. Il cadavere di Carlina non venne mai trovato, nonostante le lunghe ed accurate ricerche effettuate in ogni punto della cattedrale.

Ad oggi, numerose testimonianze parlano di un’inquietante figura vestita di nero con gli occhi bianchi che appare nelle foto, alle spalle degli sposi che escono dal Duomo. Si dice che sia proprio il fantasma di Carlina, la quale segue con rimpianto quelle coppie che le ricordano il proprio brevissimo matrimonio.

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50, Berkeley Square: la casa del terrore – Londra (UK)

images Quest’oggi torniamo a Londra, per parlare di una casa tristemente famosa a causa degli orribili avvenimenti accaduti al suo interno. Si tratta dell’edificio georgiano al numero 50 di Berkeley Square, nel quartiere di Mayfair.: sono almeno tre, i fantasmi che la infestano spaventando a morte i visitatori a tal punto che per tanti anni la casa è rimasta disabitata.

In un’epoca imprecisata, ma presumibilmente antecedente al 1700, la figlia di uno dei proprietari della casa venne torturata e barbaramente uccisa da un servitore della famiglia, particolarmente sadico, nella nursery. Spesso si sentono i pianti, i sospiri e le richieste di aiuto della piccola, la quale si palesa nelle stanze dell’ultimo piano in lacrime, disperata, torcendosi le mani.

Nel ‘700 fu una giovane di nome Adeline a trovarvi una morte terribile: in fuga dallo zio violento, cercò di mettersi in salvo saltando dalla finestra. Purtroppo la giovano morì nella caduta e in molti testimoniano di aver visto il suo fantasma urlante precipitare da quello stesso punto ogni volta.

Si narra anche di un certo signor Myers il quale aveva acquistato la casa per andarci a vivere con la futura sposa; egli l’aveva preparata con amore, arredandola e ristrutturandola appositamente per accogliere l’amata, la quale però lo lasciò alla vigilia delle nozze. L’uomo, distrutto, si rinchiuse nell’abitazione tanto amorevolmente preparata, senza mai uscirne, fino a quando morì. Suoi sono – a quanto pare – i passi pesanti e decisi che si sentono notte tempo salire le scale.

Da allora, la casa restò disabitata per più di un secolo e durante quegli anni i vicini sentirono spesso urla, rumori di mobili spostati, di campanelle che suonavano e di finestre chiuse con violenza. Spesso, nonostante la casa fosse vuota, vennero trovati i libri ed i mobili presenti nelle sue stanze in strada, come se qualcuno li avesse buttati di sotto.

Verso la fine dell’Ottocento, ancora un fatto inquietante segnò l’edificio: un certo signor Dupre andò ad abitarvi e rinchiuse in una stanza dell’ultimo piano il fratello, un ragazzo malato di mente e considerato talmente pericoloso che gli si dava da mangiare attraverso una feritoia nella porta, senza mai lasciarlo uscire. Questa stanza divenne, dopo la morte del ragazzo, quella che ancora oggi viene chiamata “la stanza infestata”.

Ed è proprio qui, che avvennero i fatti più atroci, dove quei poveretti i quali – per sfida o per caso – vi si sono trovati a trascorrere la notte non sono sopravvissuti allo shock.

La prima vittima fu una cameriera della famiglia che occupò la casa subito dopo il signor Dupre. La giovane dormiva nella stanza infestata: allora non era ancora noto l’orrore che essa trasudava. Una notte, i padroni di casa vennero svegliati di soprassalto da un urlo atroce, che proveniva proprio dalla stanza occupata dalla cameriera. Quando accorsero, la trovarono distesa sul letto, con gli occhi sbarrati ed in preda alle convulsioni: qualcosa l’aveva spaventata a tal punto da farla impazzire e furono costretti a farla rinchiudere in una casa di cura, dove morì il giorno successivo.

Diversi anni dopo, un nobile scettico, per una sorta di scommessa con degli amici che facevano parte di una società di investigazione del paranormale, decise di passare la notte nella stanza infestata per dimostrare loro che non vi era nulla da temere. Ad ogni modo, per sicurezza, il gruppo installò una campanella che sarebbe servita all’impavido giovane per chiamare gli amici (i quali avrebbero passato la notte al pian terreno della stessa abitazione) in caso di bisogno; egli portò con se anche una pistola. Poco dopo la mezzanotte, la campanella cominciò a suonare con violenza e subito dopo sentirono uno sparo. I giovani corsero al piano di sopra, sfondarono la porta e trovarono l’amico morto, in piedi contro il muro con ancora la pistola fumante in mano, lo sguardo terrorizzato, anche lui con gli occhi che quasi gli schizzavano fuori dalle orbite. Nel muro di fronte c’era conficcato il proiettile sparato, ma nella stanza non c’era niente o nessun altro.

Una storia simile venne raccontata da Lord Lyttleton, il quale però sopravvisse: anche lui per una scommessa, anche lui armato, trascorse una notte nella stanza infestata. Ad un tratto, nella penombra, gli sembrò che qualcosa gli saltasse addosso, aggredendolo. Sparò un colpo di pistola, ma quando accese la luce, non vide nulla.

Sorte ancora più tragica toccò a due marinai i quali, arrivati a Londra nella vigilia del natale del  1887, in cerca di un riparo per la notte, capitarono nella casa allora abbandonata senza conoscerne l’orribile storia. Il caso volle che si installassero proprio nella stanza infestata. Non passò molto tempo , che i due sentirono dei passi su per le scale, accompagnati da un fetore insopportabile. La porta venne sfondata da un qualcosa di deforme che si riversò nella stanza. Uno dei due riuscì a fuggire, l’altro invece rimase intrappolato li dentro. Il superstite, spaventato, corse in strada dove trovò un poliziotto. Quando tornarono alla casa, trovarono l’altro morto, impalato sulla cancellata all’esterno dell’abitazione.

Al giorno d’oggi la casa è occupata dalla libreria Maggs e i commessi parlano ancora di strani avvenimenti all’interno di essa: per lo più, dato che l’accesso ai piani superiori è vietato – tramite un’ordinanza della polizia risalente al 1950 – a chiunque, si tratta di sensazioni, di rumori e di apparizioni tutto sommato innocue, come quella di una nebbiolina marrone che attraversa le stanze.

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Il fantasma di Luisa Sanfelice – Napoli

220px-Toma_Luisa_Sanfelice La figura di Luisa Sanfelice è talmente affascinante che sono stati scritti libri, dipinti quadri e girati film sul suo conto. Era una donna molto bella, vissuta alla fine del ‘700 a Napoli, nata e cresciuta in un contesto felice, nonostante il padre (un generale borbonico di origine spagnola) dispotico e violento. C’è chi la descrive come una ribelle, chi semplicemente come una donna passionale la quale venne rovinata dalle invidie di corte.

Non sono certi né la data, né il luogo di nascita di Luisa Fortunata de Molina (questo il suo nome da nubile): la leggenda vuole che sia stata  partorita a Laureana Cilento, presso il palazzo ducale dei Sanfelice e che poi (il 28 febbraio 1764) sia stata registrata a Napoli con l’atto di nascita della sorella maggiore morta poco dopo il parto. Secondo altre fonti è nata nel gennaio del 1763; c’è chi dice che andò in sposa per procura quando ancora non aveva compiuto quindici anni; chi sostiene invece che ne avesse diciassette.

In ogni caso era molto giovane quando andò in sposa al cugino, Andrea Sanfelice; secondo la leggenda, il loro fu un vero amore, intenso e invidiato. Andrea, pur essendo Duca, si dice fosse talmente assorbito dal legame con la moglie da restar tagliato fuori dagli intrighi di corte e forse fu proprio questo a rendere più facile il compito a chi tramava contro la giovane coppia di innamorati.

Complici la vita sfrenata e gli sprechi ingenti dei due, tali da portarli sull’orlo della bancarotta, nel 1794 la corte decise di dividere i due coniugi, privarli di ogni proprietà e affidare l’amministrazione dei loro beni a un incaricato designato dal Re; ma Luisa ed Andrea non resistettero a lungo e trovarono il modo di incontrarsi segretamente, fino a quando Luisa non rimase incinta e venne rinchiusa per punizione nel convento di Montecorvino Rovella.

Pochi anni dopo, nonostante i monarchi non la vedessero di buon occhio, Luisa venne riammessa a corte, ma i suoi guai non erano finiti: lo scoppiare della rivoluzione francese e il formarsi della Repubblica Partenopea costrinsero l’allora Re Ferdinando I a rifugiarsi in Sicilia per sfuggire alla congiura dei Repubblicani; uno di essi, innamorato della bella Luisa, le consegnò un salvacondotto per fare in modo che non subisse le conseguenze della congiura di cui sopra, ma la giovane incautamente consegnò il documento all’amante di allora, tale Ferdinando Ferri, il quale la tradì denunciandola.

Ferdinando I non perdonò a Luisa di aver partecipato ai complotti dei repubblicani e così, quando tornò al potere, ne ordinò l’arresto e l’esecuzione. La giovane riuscì a sfuggire a tale condanna per ben un anno, dichiarandosi incinta; tuttavia il suo inganno venne scoperto e fu così che l’11 settembre 1800 venne condotta al patibolo.

Il modo in cui la povera donna trovò la morte è straziante: l’ascia del boia non riuscì a tagliarle il collo né al primo, né al secondo, né al terzo colpo. Si racconta che allora Luisa si alzò urlando, insanguinata, sofferente e si gettò fra la folla, cercando di fuggire. Ma il boia la raggiunse, la bloccò e la sgozzò con un pugnale, ponendo fine al suo martirio.

Da allora, si narra che nella notte fra il dieci e l’undici settembre il suo fantasma vaghi fra la piazza del Mercato e i vicoli circostanti; alcuni la descrivono decapitata, grondante sangue e straziata dal dolore. Altri l’hanno vista nel pieno del suo splendore, correre incontro all’amato marito.

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La casa di Circe – San Felice Circeo (LT)

sanfelicecirceo Facendo le mie varie ricerche, ho scoperto che esiste una casa considerata infestata di cui si parla pochissimo, a differenza di altri luoghi.

Si chiama la casa di Circe, poichè pare sorga sulla grotta in cui aveva vissuto la famosa maga, e proprio a lei (al suo spirito) si attribuiscono gli strani eventi che si sono verificati sia all’interno che all’esterno dell’edificio; è disabitata da parecchio tempo e sorge in mezzo ad un parco fuori dalla città vecchia, circondata da una recinzione. Le poche voci che circolano, parlano della morte violenta e misteriosa di tutti i suoi proprietari, fino al suo completo abbandono.

Sembra che molti ragazzi che si erano avventurati al suo interno, siano scomparsi nel nulla: perse le loro tracce, non è stata trovata nemmeno l’ombra del loro passaggio, nemmeno i loro corpi dentro la casa. Altri parlano di curiosi accadimenti avvenuti quando hanno tentato di avvicinarsi all’edificio: moto i cui motori si sono spenti all’improvviso per poi tornare a funzionare come se nulla fosse una volta tornati sulla strada principale, lontani dalla Casa di Circe, e così via.

Forse proprio quest’alone di mistero che la avvolge contribuisce a renderla più affascinante ai miei occhi: di solito i luoghi nei quali compaiono i fantasmi sono portati alla ribalta, vengono pubblicizzati a tal punto dal rendere quasi impossibile il credere che non si tratti di una bufala bella e buona (certo, ammesso che si creda anche solo lontanamente all’esistenza di ectoplasmi et similia); la storia di questa casa, invece, non viene raccontata molto volentieri e questo fa pensare che si tratti comunque di qualcosa di veramente macabro. Potrebbe essere una delle tante leggende metropolitane e nulla più.

Ho atteso a lungo a parlarne, perchè speravo di raccogliere informazioni in più, ma è stato davvero impossibile. Qualcuno di voi lettori può delucidarmi ulteriormente? nel caso, ve ne sarei estremamente grata.

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La castellana vendicativa – Castellammare di Stabia (Napoli)

La fortezza di Caastellammare di Stabia, risalente all’XI secolo, ospita il fantasma di una donna il cui nome è andato perso nei secoli, ma non certo la fama.

Si narra infatti che nel 1459, mentre la fortezza difesa da Gaillard era assediata a causa della “congiura dei baroni”, una dama residente al suo interno aprì le porte agli assedianti permettendo loro di entrare e decretando così la disfatta di coloro che vi si erano arroccati.

La dama aveva compiuto tale gesto poichè si era innamorata di uno dei soldati che militavano fra le schiere degli assalitori e probabilmente questi l’aveva incoraggiata per raggiungere il proprio scopo; tuttavia, quando il drappello fece il suo ingresso nella fortezza, la donna venne respinta dal soldato (felicemente sposato, si dice).

Poco tempo dopo la dama si avvelenò, incapace di sopportare il dolore per quel rifiuto e il trattamento riservatole in quanto vile traditrice della sua gente. Da quel momento in poi, si è cominciato a parlare delle apparizioni del suo fantasma.

Spesso la si vede sulla porta di ingresso, a scrutare l’orizzonte come se attendesse qualcuno; altri dicono che se ne percepisca la presenza nella “camera degli angeli”, una stanza della fortezza nella quale si narra della spiacevole sensazione avvertita da chiunque, di inquietudine e disagio tanto forti da non permettere una sosta prolungata nel luogo. Chi dice di averla vista parla di una donna di mezza età, molto bella, con le labbra piegate in un sorriso amaro, quasi un ghigno.

Ed è infatti la sua risata, oltre a sussurri e sospiri, che si sente spesso rimbombare in ogni angolo del castello. Una risata fragorosa e di scherno, che sembra voler deridere gli uomini e le loro piccolezze.

Se siete esponenti del sesso maschile, fate attenzione: la leggenda vuole che siano proprio gli uomini i bersagli dei peggiori scherzi di questo fantasma, il quale per vendicarsi di quell’antica onta subita, pare si diverta a far cadere i maschietti in visita al castello, spingendoli giù dalle scale.

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La sposa sepolta viva – Castello di Trècesson, Foresta di Brocéliande (Francia)

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Ad una trentina di chilometri da Rennes, in Bretagna, c’è la foresta di Paimpont; si tratta di un luogo famoso per la sua natura rigogliosa ed incontaminata la quale si distende per svariati chilometri attorno a piccoli borghi quali Paimpol, Josselin, Ploermel e, appunto, Paimpont. Vi si organizzano passeggiate e giri in bicicletta, adatti a diversi livelli di preparazione (anche per le persone non allenate), che permettono di ammirare le bellezze paesaggistiche di questa foresta nella quale il tempo sembra essersi fermato. Le strade percorse dalle auto sono poche, immerse nel verde, in un silenzio quasi innaturale; fra gli alberi spuntano spesso croci celtiche, castelli, stagni e scorci di paesaggio meravigliosi.

La foresta di Paimpont viene anche chiamata Foresta di Brocéliande, poichè questi luoghi colpirono l’immaginario collettivo soprattutto nel periodo in cui Chrètien de Troyes scrisse il ciclo arturiano, al quale appunto la foresta fa da sfondo. Per coloro che sono appassionati dell’argomento, sono molti i richiami alla leggenda, in tutta la foresta: dal lago in cui si dice esser nascosto il castello di Viviana, alla valle senza ritorno, alla prigione di Merlino ed alla fontana di Barènton, teatro della leggenda di Ivano e Laudine; tengo a ribadire che si tratta di luoghi leggendari, di cui si narra in un racconto di fantasia (forse ispirato da fatti reali, ma non per intero), quindi per quanto suggestivi potrebbero risultare deludenti sotto alcuni aspetti. Penso che comunque valga la pena visitarli, non fosse altro per il piacere di fare una bella passeggiata e respirare aria sana.

Fra gli altri punti di interesse, c’è quello di cui vorrei parlare oggi: si tratta del castello di Trècesson, costruito nel XV secolo da Jean de Trècesson e rimasto alla famiglia fino al 1773. E’ una costruzione che affascina già al primo sguardo, poichè sorge al centro di uno stagno in cui si rispecchia; due sono le storie di fantasmi legate al castello, ma stavolta tratterò di una soltanto, la quale risale al XVIII secolo.

La leggenda racconta di un bracconiere il quale, vagando di notte nei boschi circostanti al castello, venne spaventato dal sopraggiungere di una carrozza; per evitare di essere scoperto, l’uomo si nascose fra gli alberi e fu così che si ritrovò ad assistere ad una scena terribile: una grande carrozza nera si fermò e ne scesero degli uomini che trascinavano con loro una giovane sposa in lacrime, disperata. Gli uomini scavarono una fossa nel terreno e a niente valsero le preghiere della ragazza: ve la seppellirono viva, per poi fuggire e sparire nella notte. Il bracconiere, spaventato, corse a casa dalla moglie e le raccontò ogni cosa; la donna, saggiamente, lo mandò a riferire il tutto al castellano, il quale fece dissotterrare prontamente la povera giovane. Purtroppo, ella era rimasta ormai troppo tempo sotto terra e così, dopo una notte di agonia nelle stanze del castello di Trècesson, spirò, lasciando un alone di mistero sulla propria storia; tutto quello che si riuscì a scoprire era che gli uomini visti dal bracconiere erano i fratelli della ragazza, i quali le avevano inflitto quella terribile punizione poichè ella aveva sposato di nascosto un uomo che loro non approvavano.

Fino alla rivoluzione la corona ed il velo della giovane rimasero sull’altare della cappella del castello e secondo la leggenda le ragazze che sfioravano tali reliquie trovavano marito.

Ad oggi, il castello è una dimora privata, quindi non è possibile visitarlo all’interno. Tuttavia, ci si può avvicinare tanto da poterlo ammirare e chi lo sa, magari incontrare il fantasma della giovane sposa, che secondo molti infesta il bosco intorno al castello, vagando come un’anima in pena.

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Mary King's Close – Edimburgo (Scotland)

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Edimburgo è una città che affascina per la forte aura di mistero che la avvolge: il suo passato è intriso di eventi sanguinosi e macabri, storie di violenza inaudita le quali, come prevedibile, hanno solleticato l’immaginario collettivo fino a darle la fama di essere una delle città più infestate d’Europa.

Se vi capita di andarci non perdete l’occasione di partecipare ad un tour organizzato alla scoperta dei luoghi misteriosi che essa può offrire. In particolare ce n’è uno che porta alla scoperta del Mary King’s Close.

Il nome di questo luogo è dovuto a quello della proprietaria del palazzo che si trova all’’inizio della via, che ora fa parte della città sotterranea, ma non è di lei che parlerò oggi.

Bisogna fare un passo all’indietro di diversi secoli, per la precisione al 1644, quando in Edimburgo dilagò la peste. La città vecchia, con dentro i malati del morbo nero, venne letteralmente sigillata per evitare il diffondersi del contagio. Negli anni vi si costruì sopra, quasi a voler dimenticare quell’orribile gesto seppellendone le tracce sotto nuovi palazzi e strade.

Le leggende narrano che in questo modo nacque una vera e propria comunità sotterranea composta da alcuni sopravvissuti alla peste i quali vissero ancora per qualche tempo con quanto era rimasto loro, fra queste abitazioni e vie sepolte.

Quando alcuni scavi archeologici riportarono alla luce il Mary King’s Close, non c’è dunque da stupirsi se le storie di fantasmi proliferarono su di esso: l’atmosfera, una volte scesi i gradini che conducono qui, è sicuramente d’effetto; gli edifici sono rimasti pressochè intatti, muti testimoni della storia e della quotidianità dell’antica Edimburgo, con le lampade ad olio, le vie lastricate e i palazzi addossati gli uni agli altri.

Uno dei fantasmi più famosi di questo luogo è quello di Annie, una bimba di circa sei anni percepita la prima volta da una medium giapponese, Aiko Gibo: mentre questa stava visitando un appartamento in Allan Close, si fermò dinnanzi una stanza affermando di non potervi entrare a causa di una forte sensazione d’angoscia da lei percepita; parlò della presenza di una bambina che le stava tirando la manica sinistra dell’abito e che le chiedeva con insistenza di entrare, di cercare sua madre e di chiederle perchè l’avesse abbandonata; dopo di che la bambina avrebbe chiesto alla donna se avesse visto la sua bambola, poichè essa era andata persa e la piccola appariva molto dispiaciuta per questo.

Aiko Gibo lasciò una bambola per la piccola Annie, e questo suo gesto viene imitato da molti turisti ancora oggi: nella stanza in cui la bambina viene spesso avvistata vengono lasciati in dono giocattoli e bambole che ogni anno vengono raccolti e portati all’orfanatrofio di Edimburgo.

Alcuni studiosi sono riusciti a risalire alla probabile identità della piccola: si tratterebbe di Annie McKenzie, figlia di Jean McKenzie, morte entrambe per la peste (probabilmente la madre aveva abbandonato la figlia nel tentativo di salvarla dal contagio)

Che crediate o no nei fantasmi, vale la pena partecipare ad una delle visite guidate del luogo, poichè sono molto dettagliate anche nei particolari storici, affascinanti nel modo in cui vengono poste (le guide sono in costume) e interessanti sotto molti altri aspetti.

Per eventuali informazioni, il link è questo http://www.realmarykingsclose.co.uk/

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La nave più infestata del mondo – Queen Mary, Long Beach (CA – USA)

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La Queen Mary venne costruita nel 1936 in Inghilterra: era nata come nave da crociera, più grande e veloce del Titanic; il 27 maggio 1936, un’astrologa – Mabel Fortescue-Harrison – predisse il suo destino con la famosa frase :” La Queen Mary, varata oggi, conoscerà la sua più grande fama e popolarità quando non navigherà più un altro miglio e non porterà mai più un altro passeggero pagante”.

La Queen Mary ospitò diverse celebrità, fra le quali Churchill, i duchi di Windsor, Fred Astaire, Liz Taylor e la Dietrich; allo scoppiare della seconda guerra mondiale, essa venne “arruolata” come tante altre sue simili, per effettuare il trasporto di soldati americani in Europa. La Queen Mary, ritinteggiata completamente di grigio, divenne il “Fantasma Grigio” e grazie alla sua velocità riuscì a trasportare migliaia di soldati in Europa, sfuggendo sistematicamente ai sottomarini tedeschi.

Fu proprio durante uno di questi viaggi, che si verificò il primo incidente che diede poi adito a storie “paranormali”: l’intero tragitto del Fantasma Grigio veniva monitorato da incrociatori militari i quali avevano il compito di difendere la nave in caso di attacco. Poichè gli incrociatori, per protocollo, dovevano muoversi a zig zag, capitò che la Queen Mary entrasse in rotta di collisione con una di queste navi. il Curacoa; ne sfondò letteralmente la fiancata, riportando solo qualche danno a prua (mentre il Curacoa colò a picco); il Fantasma Grigio fu costretto ad avanzare senza prestar soccorso ai trecento marinai dispersi in acqua, ond’evitare di diventare un bersaglio fin troppo facile e rischiare l’uccisione di altri uomini. Gli studiosi di paranormale che hanno visitato la Queen Mary, sono convinti che essa conservi una sorta di “memoria psichica” di tale incidente e che questa sia la causa i rumori di schiantare di lamiere che si avvertono nella notte su di essa.

Altre voci parlano della presenza del fantasma di Winston Churchill, il quale amava particolarmente questa nave, e di strane manifestazioni come porte che si aprono e chiudono da sole, quadri rovesciati, allarmi che si mettono in funzione senza motivo e misteriose figure che nottetempo si aggirano sul ponte sparendo nel nulla poco dopo.

Ma ci sono ben altre presenze, molto più definite nelle loro apparizioni e manifestazioni, delle quali si è iniziato a parlare intorno al 1966, anno in cui la Queen Mary venne ancorata a Long Beach in California e trasformata in attrazione turistica: durante i lavori di riadattamento non solo venne rinvenuto uno scheletro umano (mai identificato), ma perse la vita il giovane marinaio John Pedder, schiacciato dalla chiusura del portellone numero 13 nella Shaft Alley. Il fantasma di Pedder è quello che viene avvistato più spesso e più nitidamente. Diversi visitatori e anche una guida turistica lo hanno descritto con dovizia di particolari: un giovane uomo con la barba folta, i capelli neri corti, grandi occhi verdi, pelle diafana e una tuta da manutentore.

Un altro fantasma che spesso si è fatto vedere, soprattutto nei dintorni degli alloggi degli ufficiali, è quello di William Stark, un ufficiale morto nel 1949 per aver bevuto erroneamente dell’acido contenuto in una bottiglia di gin. Nelle cucine invece si aggira lo spettro di un cuoco, ucciso nel 1943 per le sue pessime doti culinarie (l’episodio della sua uccisione è documentato storicamente).

C’è una stanza della nave, la B-340, nella quale sarebbe morto un uomo in passato; nessuno vi mette piede a causa di strane manifestazioni (probabilmente poltergeist) che hanno terrorizzato chi vi si è avvicinato: una delle tante testimonianze è quella di un ragazzo il quale sotto gli occhi di tre testimoni ha inalato una strana sostanza fumosa che usciva proprio da quella stanza ed è rimasto paralizzato per diversi secondi, cosciente.

Esistono dell ghostcamera, ovvero delle web cam perennemente puntate su luoghi infestati (alcuni video sono reperibili su you tube, come questo http://dailymotion.virgilio.it/video/xcp36b_fantasma-sulla-nave_fun ). Una di queste è fissa sulla piscina della Queen Mary, uno dei punti dove si sono visti più fantasmi. In particolare quello di una bambina, che è morta spezzandosi il collo in seguito ad una brutta caduta proprio nei pressi della piscina. Pare che la si veda spesso aggirarsi alla ricerca della madre o della sua bambola. Sul luogo sono morte anche altre due donne che spesso vengono intraviste passeggiare in costume da bagno d’epoca, oppure lasciano impronte di piedi bagnati intorno alla piscina.

La Queen Mary è stata trasformata in questi ultimi anni in hotel. Se qualcuno di voi si sente abbastanza coraggioso da provare a trascorrerci una notte, ecco l’indirizzo per le prenotazioni

www.queenmary.com

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Clifton Hall, la casa maledetta – Nottingham (UK)

clifton-hall-460_995718c Quando le storie di avvistamenti di fantasmi risalgono a tempi troppo recenti, nell’era del computer e delle mille possibilità di editing video/audio e foto, si è sempre restii a credere alla loro veridicità: si tende ad attribuire i fenomeni a burloni o mitomani in cerca di notorietà o a trovate pubblicitarie.

Eppure, questa storia pubblicata dal Telegraph nel settembre 2008 mi ha ugualmente colpita e voglio raccontarvela.

Siamo nel gennaio 2007: Anwar Rashid, con la moglie Nabila e i loro quattro figli, si è appena trasferito a Clifton Hall, un edificio che risale ai tempi delle conquiste normanne e che è composto attualmente di ben 52 stanze, più numerosi bagni, una sala cinema, una palestra, piscina e ogni lusso possiate immaginare.

La sera stessa dell’insediamento, la famiglia assiste ai primi strani avvenimenti: mentre sono tutti riuniti in salone, si sente bussare contro la parete e una voce maschile chiedere se ci sia nessuno. In un primo momento, Anwar e Nabila non danno troppo peso alla cosa, ma un paio di minuti dopo si ripete lo stesso episodio. Il proprietario della casa allora si alza, fa il giro delle stanze e non trova nessuno: le porte e le finestre sono tutte chiuse.

Trascorrono otto mesi, durante i quali la famiglia viene spaventata di continuo da rumori inspiegabili ed urla terrificanti nella notte. Anwar è talmente esasperato che chiama addirittura una squadra di studiosi del paranormale i quali di chiarano che la casa è il posto più spaventoso che abbiano mai visto, anche di giorno.

Due episodi in particolare, hanno definitivamente spinto Anwar Rashid e sua moglie Nabila a fare i bagagli in fretta e furia e abbandonare la casa; il primo avviene una notte in cui Nabila scende in cucina a preparare il latte per il figlio più piccolo: la donna vede, seduta sul divano del salone, la figlia più grande – di spalle rispetto a lei – a guardare la TV. La donna la chiama più volte, ma la bambina non si gira a guardarla, non pare sentirla. Nabila intuisce che c’è qualcosa che non quadra e decide di salire al piano di sopra, dove si trovano le stanze dei bambini, per controllare; immaginatevi lo spavento, quando trova la figlia maggiore addormentata nel proprio letto.

Il secondo episodio, la tipica goccia che fa traboccare il vaso, è il ritrovamento di macchie di sangue sulle lenzuola del bambino più piccolo: a quel punto la coppia non ha più esitazioni. Lasciano la casa e si trasferiscono altrove in men che non si dica.

A questo punto viene da chiedersi quali siano i fantasmi che tanto insistentemente si sono adoperati per cacciare la famiglia del magnate.

Facendo qualche ricerca nella storia della casa, appartenuta per lungo tempo alla famiglia Clifton, si trova qualche traccia di un probabile fantasma femminile appartenuto ad una donna della famiglia la quale – afflitta da pene d’amore -  in un’epoca remota si gettò dagli scogli su cui si erge il palazzo, nel fiume Trent che scorre li sotto.

In tempi più recenti, siamo negli anni 70, il maniero è stato trasformato in scuola femminile e si dice che una delle allieve si fosse impiccata per la delusione dopo un cattivo voto, e che la scuola avesse chiuso poco dopo proprio per questo motivo. Le allieve stesse dell’istituto raccontano di strani rumori nella casa ai tempi in cui vi frequentavano le lezioni.

Ogni notizia al riguardo della storia della casa resta piuttosto vaga: per lo più si tratta di leggende riguardanti un probabile antico cimitero sul quale sorgerebbe la costruzione e l’esistenza di cunicoli sotterranei nei quali si tengono messe nere, ma niente che giustifichi una cosi alta ed aggressiva attività paranormale.

Forse, Clifton Hall nasconde qualche segreto che a noi non è mai arrivato e il fantasma cerca di farcelo scoprire?

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