La frontiera del nord

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Recupero interessante di questo film sulla frontiera del Nord ovest poco trasmesso ma degno di una visione per chi ama il Western ambientato nel grande Nord. Tyrone  Power impersona meglio che può il classico agente della polizia a cavallo canadese(giubba rossa anche se nel manifesto appare blu) incaricato da solo di riportare una tribù di cree sconfinata negli  USA, salvare una coppia di prigionieri e arrestare un bandito che, guardacaso, è proprio uno degli ostaggi degli indiani. Cameron Mitchell è potente nell’interpretazione dell’indiano Kona, il vero cattivo della vicenda. Ottime le riprese dei paesaggi, la ricostruzione dei costumi dei Cree e anche le scene d’azione sono all’altezza, in particolare uno scontro tra cavalleggeri americani e  Cree in un canyon in mezzo a un fiume. Una scena che ricordaun’altra celebre carica vista in Sierra  Charriba. Sempre più inquesti Western ambientati alla frontiera tra Canada e USA la natura è protagonista e schiaccia gli uomini e le loro vicende a semplici, accidentali comprimari. Il concetto del poliziotto mandato da solo contro un’intera tribù fa parte della mitologia dei Mounties che, in realtà erano davvero pochi per controllare un enorme territorioin nome della Regina Bianca. Un ultimo appunto. Spesso si sono accusati i film western di questi anni di razzismo e scorrettezza politica. Ma fatemi il favore…La rappresentazione dei  nativi americani(altra stupidaggine chiamarli così)che ai tempi erano semplicemente definiti  ‘injuns’ era realistica, da un quadro di una cultura differente da quella occidentale e vi erano personaggi buoni e cattivi come tra i bianchi. Il Western ha cominciato a morire quando, in virtù di chissà quale principio,si è cominciato a evitare di inserire gli indiani nelle storie.  E’ finita a riciclare sempre la stessa minestra dei grandi allevatori contro piccoli allevatori che mi puzza di metafora politicae sinceramentemi ha rotto. Riprendiamoci il West quello vero…

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4 Responses to La frontiera del nord

  1. mtetro says:

    L’ho visto, non l’ho visto… non mi ricordo, forse da piccolo.
    Sul tema del politically correct applicato agli indiani, visti in origine come “i cattivi” e poi grazie al revisionismo più recente come “i giusti” c’è un interessante spunto nel romanzo “Il bisonte bianco” di Richard Sale, puntualmente ripreso nel film “Sfida a White Buffalo”. Quando Crazy Horse tira fuori lo scontato pistolotto anti-bianchi (“Cosa volete qui da noi, sono le nostre terre, ce le ha date Manitou, voi siete solo ingordi, l’uomo bianco non ha onore” etc.) Hickock risponde che sono tutte balle, che quelle terre gli indiani se le sono prese scacciando altri indiani prima di loro, e così via, e che lasciati a se stessi come razza e filosofia si sarebbero presto estinti, dopo aver distrutto loro tutti i bisonti. Ora invece era giunto il tempo dei bianchi, che semplicemente avrebbero accelerato lec cose, e nulla si poteva fare per cambiarle. In soldoni, come dice Hickock, ci sono tante verità, quella rossa, quella bianca e “non si può raccoglierle in un solo fascio”.

    • ilprofessionista says:

      Esatto Mike. il problema, però,nonè tanto stabilire storicamente chi aveva ragione o torto(i bianchi fecero un genocidioma le tribù che vennero prima di loro fecero altrettanto con quelle che le avevano precedute, solo con armi meno sofisticate. I bianchi insegnarono la pratica dello ‘scalpo’ e sterminarono i nemici con coperte infette ma gli Apaches facevano giochetti chechi ha visto Nessuna pietà per Ulzana ricorda bene) ma la percezione che la macchina produttiva ha del problema.Tornando a uno dei film che più ho trovato stupidamente ‘furbi’ della stagione passata(Avatar) perchè gli americani se gli piacevano così tanto i pellerossa li hanno massacrati.? Il problemaè che se è pur vero che come disse una volta Ivo MIlazzo il West è un modo di parlaredi cose di oggi inserendole inun contesto di ieri e pure avventuroso, nonsi può travisare un’epopea avventurosa per fare politica. L’accostamento alle stragi avvenute inVietnam e la battagli Sand Creek fece vendere milioni di biglietti ai pacifisti di tutto il mondo che guardavano un western(che nel libro non era così marcato)pensando di combattere contro l’America massacratrice di indiani e di poveri vietnamiti. Poi si scoprìche i vietcong con i prigionieri americani facevano il brodo con i topi e li facevano giocare alla roulette russa…
      ma tutto questo con il questern inteso come Frontiera, luogo dell’immaginario,della fantasia non c’entra nulla. c’entrasolo con chi fa soldi sfuttando l’ingenuità di chi pensa di vedere uno spettacolo libertario e finisce per dar soldi proprio a chi sfrutta gli sfruttati. No? Chiedetelo alle tribù lakota sui cui territori kevin Costner voleva costruire un casinò..quyello sì che è un libertario…

  2. mtetro says:

    Ne convengo… bene e male non solo sono due filosofie così tragicamente limitative e intercambiabili tra loro nell’ottica umana (la sola in cui si possono manifestare) ma forse limiti per i quali risulterà sempre impossibile una reale integrazione con la natura (che non le contempla affatto). La valenza politica che si è soliti affibbiare ad ogni cosa non permetterà mai di comprendere perchè un trapper o un mountain men o un pioniere di due secoli fa si sia comportato in una data maniera nel contesto in cui visse… perchè abbia ucciso o sia stato ucciso… La legge di natura (cioè l’assoluta mancanza di leggi) è al di là del bene e del male, indifferente alle umani sorti. Lo aveva ben capito Burt Reynolds in “Un tranquillo weekend di paura”, anche se destinato a cadere perchè troppo invischiato in una manichea visione della natura stessa basata sul rifiuto della civiltà (che però gli aveva messo in mano un arco ultimo modello senza il quale ben poco avrebbe potuto fare). A scamparla è invece Jon Voight che vince la natura con le sue sole forze, scalando la parete rocciosa di notte, tornando “primitivo”, in un certo senso… Ma la lezione più importante viene sempre da “Jeremiah Johnson”: infrangi le regole naturali (non quelle dell’uomo) e sarai punito. Te la potrai cavare solo uniformandoti ad esse… e capire che non vi sono regole quando si tratta di sopravvivere in un ambiente ostile o indifferente.
    Discorso intrigante, da approfondire. Forse il western più di tanti altri generi è quello più adatto per un confronto.

    • ilprofessionista says:

      Si, infatti una delle prossime puntate di questa rubrica parlerà proprio di Jeremiah Jonshon e del mondo dei mountain menche alla fine furono cancellati senza guerre semplicemente perchè calò la richiesta di pellie il bisonte si ridusse a quelle carcasse che si vedono all’inzio di White Buffalo. Un altro film interessante sotto questo profiloè Uomo bianco vai dal tuo dio(madonna che titolo..per Man in Wilderness…).Il fascino di questa sezione della storia del West è proprio il rapporto che si instaura,premio la sopravvivenza,tra piccoli uomini, grandi cacciatori e la natura che, alla fine, l’ha sempre vinta.

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