Basta un delitto per fare un noir?

Una spirale di nebbia di Eriprando Visconti esce a ridosso della riproposta Cine Kult di La orca e Eodipus orca. In tutti i tre i film si ritrova il gusto decadente, raffinato, vagamente (be’…) perverso del regista. Soprattutto scenari lombardi ammantati di nebbia, di vischiosità della società-bene borghese, dell’irrequietezza di chi vorrebbe ma non trova altre soluzioni. Dei tre preferisco Una spirale di nebbia  tratto dal romanzo di Michele Prisco. Si potrebbe cadere nel’equivoco (e qui voglio arrivare) che si tratti di un classico  ‘nero  italiano’. Ma è sufficiente un delitto, molta atmosfera e un diffuso male di vivere per fare un autentico noir? A mio avviso sicuramente no, non in questo caso. Il film è ben riuscito, intrigante con uno spargimento di nudi frontali a volte un po’ eccessivo e sospettosamente provocatorio. Certo, meglio di tante scempiaggini che oggi ci vengono fatte passare per film d’autore. Ma è una storia sulla crisi del matrimonio, sull’impossibilità di trovare strade alternative. Alla fine chi abbia ucciso la bella e irrequieta moglie francese del giovane industriale tormentato non importa a nessuno. Satta Flores (bravissimo come sempre) indaga, spera di trovare il mistero e cosa trova? ‘La vita di tutti i giorni’, sospira. E intanto deve vedersela con la madre possessiva e la fidanzata(La Giorgi, all’epoca davvero da mangiare… e basta…) indecisa; il povero  Marc Porel sembra aspettare il destino che lo colpì autodistruggendolo. Come dicevo, un film intenso, atmosferico e con diversi spunti d’interesse. Ma, signori, mi spiace non un nero. Quella è un’altra storia…

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2 Responses to Basta un delitto per fare un noir?

  1. corrado artale says:

    Beh, ovvio per chi il noir lo conosce davvero. Chi invece pretende di intellettualizzarlo a tutti i costi, magari si aggrappa proprio a copioni come questo per pontificare su cosa sia il “vero” noir; invocando magari gli scritti di Capuana e rampognando Di Leo. Contenti loro…

    • ilprofessionista says:

      hai perfettamente ragione.Quel che manca qui(ripeto il film si vede con piacere…proprio perchè è inserito in un’epoca più che in un filone)è un tessuto connettivo, un intreccio in cuii l senso del destino, il delitto e il castigo trovino una loro collocazione insieme ad altri elementi. Non credo fosse intenzione di Visconti nè di Prisco fare un noir.Però si è ingenerata l’diea che il noir italiano debba avere più che altro queste caratteristiche’ sociali’ o’ psicologiche’ che lo nobilitano( chissà perchè parlare di impotenza, di borghesi insoddisfatti deve nobilitare una storia?) sfuggendo a necessarie svolte di trama, magari per allontanarsi un po’ dal genere con una ‘verniciatura’ d’intellettualismo. Ho un po’ l’impressione che da qui si sia partiti per arrivare all’atteggiamento di moltissimi scrittori (di cinema italiano al momento meglio non parlare)che invece verniciano male di nero storie che non hanno neppure quel sostrato psicologicoche aveva(anni 70) l’opera di prandino, come lo chiamavano gli amici.

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