Di editoria indipendente, di bei libri e di incontri casuali.

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Uno degli indiscussi benefici derivanti dallo scrivere abitualmente un blog, oltre al poter fare la figa dicendo in giro “ho un blog” e al tentare di saltare la fila alla posta adducendo a pretesto “mi si fredda il blog, devo correre a casa”, è la possibilità di conoscere (virtualmente, si intende) persone nuove: persone con cui, per contingenze varie – tipo il fatto di vivere in zone del mondo lontane da me o di appartenere a culture estrazioni sociali squadre di hockey su prato o ambienti diversi e non-intersecantisi con i miei – non avrei mai avuto occasione di entrare in contatto. A volte si tratta di farneticanti girl-scout decise a persuadermi dell’assoluta giustezza di precetti che inneggiano all’obbedienza cieca e muta, concetto che non reputo un valore neanche nell’addestramento degli animali domestici, è vero, ma in altri casi gli incontri (virtuali, sì, ok) sono interessanti, stimolanti, piacevoli. Una persona che sono stata felice di conoscere (sì, sì, solo virtualmente) è Massimo Fagnoni: uomo simpatico e soprattutto bravo scrittore. In uno dei miei momenti di inutile lamentela su i-gialli-che-non-sono-più-quelli-di-una-volta, Massimo è intervenuto proponendomi di leggere uno dei suoi romanzi. Alla mia risposta standard (mandamelo che lo leggo e poi te lo recensisco) ha ribattuto spedendomi il suo bel Lupi neri su Bologna. Ora, tolto il fatto che io adoro (adoro!) ricevere libri, sono stata particolarmente felice di poter leggere questo: perché è un bel romanzo, perché è insolito e strano e ben scritto, perché parla di argomenti che interessano molto me e tante altre persone, e perché, altrimenti, non credo proprio che mi sarebbe capitato tra le mani, purtroppo. È un giallo con tratti noir che sfiora la fantascienza e l’ucronia, questo libro, e parla del G8 di Genova e dell’Italia di oggi, di violenza e di speranza, di vendetta e di futuro. Ha passaggi inquietanti, ogni tanto: non per la violenza delle scene, che infatti non è disturbante né pressante ma solo limitata e motivata – io non ho avuto problemi e non sono mai scappata via urlando aiuto aiuto, per capirci – , ma perché apre scenari possibili (probabili?) che riguardano l’Italia, l’Europa, il mondo occidentale. C’è un bel ritmo e bei personaggi, e bei dialoghi, sopratutto; e chiunque sa che non è affatto facile, scrivere bei dialoghi, ché il rischio di scadere nel teatro parrocchiale è dietro l’angolo. È un bel libro, in conclusione, ma, come dicevo prima, se non cincischiassi su un blog non lo conoscerei: perché è stato pubblicato da una casa editrice che non ha distribuzione nazionale, e che è di Bologna; se Massimo non me lo avesse spedito, lo avrei cercato sul web, ma solo perché, per un caso fortuito, il suo bravo autore me ne aveva parlato: altrimenti sarebbe stato davvero difficile far incrociare la mia strada e quella di Lupi neri su Bologna, e sarebbe stato un vero peccato. Così come è un peccato, spesso, non poter conoscere realtà editoriali divertenti e valide e nuove, perché nelle librerie è raro trovare qualcosa di diverso da pile su pile di cinquanta sfumature di ogni tinta dell’arcobaleno. Sia chiaro, non penso affatto che tutto ciò che è editoria indipendente sia ottimo, né che tutto quello che viene pubblicato dalle grandi catene editoriali sia da buttare: mi piacerebbe, però, poter scegliere, e dire che no, quel giallo-spocchioso-impaginato-in-trebuchet non ne valeva affatto la pena. Così, invece, devo aspettare qualche festival o cercare su internet, o affidarmi alle decisioni di qualche libraio bravo e attento, se lo trovo.
In conclusione, voi quattro che state leggendo questo post, cercate Lupi neri su Bologna online e fatevelo mandare a casa: perché ne vale la pena, credetemi.

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7 Responses to Di editoria indipendente, di bei libri e di incontri casuali.

  1. Mirella says:

    Obbedisco! ^____^

  2. lamate says:

    anche io. quello che sto leggendo adesso, magnificato da fabio fazio in un suo incontro con lo scrittore è una bufala. sono andata anche a rivedermi l’ intervista, tanto per essere sicura. ma è veramente come quella vecchia battuta di fantozzi.
    mai fidarsi delle classifiche.

  3. max says:

    sono quasi commosso e come sai noi sbirri non siamo inclini alle lacrime cose da femminucce :-) a questo punto visto che adori ricevere libri ti spedirò anche il mio primo libro di novelle e racconti e chissà magari rimarrai sorpresa, sarebbe già un successo

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