Che vuol dire sentirsi italiani?

Condividi su facebook Condividi su Twitter

Il 17 marzo sono stati festeggiati i 150 anni dell’unità d’Italia. Facebook, finestra a campione non-rappresentativo sulla realtà, è stato invaso da iscritti che sostituivano alla foto in bikini o a quella del proprio cane con gli occhiali da sole fluorescenti immagini retoriche al limite del cattivo gusto che raffiguravano bandiere, cuori bianchirossiverdi, alpini in divisa e frecce tricolori in parata. Buona parte dei miei contatti, genericamente di sinistra, poco campanilisti (tranne che in occasione dei mondiali di calcio), piuttosto giovani e mediamente impegnati, ha annunciato di sentirsi più italiana. Ma, mi chiedo, che vuol dire sentirsi italiani?

Personalmente, mi sento palermitana. Penso di avere, congenitamente, una serie di pregi e difetti, gusti e modi di esprimersi, malcostumi e buone abitudini tipici di chi è nato qui; ho un legame viscerale con lo scirocco, con l’odore di terra riarsa, con l’ombra di monte Cuccio sulla mia testa. Per quanto riguarda l’Italia, invece, sono confusa. Che vuol dire, in sostanza, pensare di appartenere ad una nazione? Condividere i suoi valori, sentirsi affratellati ai suoi abitanti? Avere una cultura, una lingua, un modo di mangiare e pensare simili? In cosa la mia lingua somiglia al modo di parlare di un altoatesino? Oppure sentirsi parte di uno Stato vuol dire riconoscersi nel suo esecutivo, secondo il principio che ogni popolo ha diritto al governo che si merita? E la minoranza? Essere italiani vuol dire avere i tratti stereotipici dell’italiano da film? Mangiare le lasagne e la pizza, parlare a voce alta, cantare mamma solo per te la mia canzone vola? Vuol dire conoscere la storia, amarne ogni frammento, o scegliere il proprio preferito? I partigiani e i repubblichini non sono stati la stessa cosa; sentirsi italiani vuol dire provare ad essere equidistanti tra di due fenomeni?

Si può essere nazionalisti ed operare un distinguo? Scegliere chi, per noi, ha davvero fatto grande lo Stato, gli ha dato lustro e sicurezza, lo ha reso quello che vediamo adesso? Posso non riconoscermi nell’Italia dei festini e della violenza, della scarsa sicurezza e della crisi, dei baciamano a Gheddafi e dell’appoggio alla Nato che si prepara a colpirlo? Di chi non si presenta davanti ai giudici, di chi pensa sia giusto essere furbi piuttosto che virtuosi, ricchi piuttosto che onesti, simpatici piuttosto che intelligenti? Posso non riconoscermi in uno Stato che ancora non ha condannato chi ha ucciso Stefano Cucchi e Pino Pinelli, che tiene i migranti in un lager e i piduisti in parlamento? Forse non sono abbastanza italiana. Forse non lo voglio essere.

O forse essere italiani significa avere ancora rispetto e amore per la Costituzione, un testo che è stato scritto, pensato, sognato per garantire libertà, giustizia e futuro ad ognuno noi. Non consiglio un romanzo, oggi, ma quella parte del dettato costituzionale che ci ricorda quali sono i principi a fondamento della nostra vita, e che comincia così: “ Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

This entry was posted in libri, mondo and tagged , , . Bookmark the permalink.

4 Responses to Che vuol dire sentirsi italiani?

  1. stefania cimino says:

    pienamente daccordo. Hai risvegliato la mia coscienza sopita. Grazie.

  2. matelda pavanello says:

    come al solito sono d’ accordo con te. in questa serata con notizie drammatiche, i miei problemi passano in secondo o terzo piano.
    anche io sono stata, tra i tuoi contatti, quella che ha messo la bandiera nel profilo. non sono orgogliosa di essere italiana, ma “per fortuna o purtroppo lo sono”. confesso, l’ ho messo non per patriottismo sfegatato, ma in barba a quelli che questo anniversario l’ hanno per così dire snobbato. perché rifiuto la voglia di secessione padana, io che in padania ci sono nata cresciuta e invecchiata. perché, non potendo cambiare sindaco (l’ ho già detto, vero) ho cambiato comune, e sono finite in un altro comune ancora più leghista. non ci siamo informati bene.
    ma resto comunque italiana, e, da quel poco che ho visto per il mondo, e da quel che si vede in tv in questi giorni e si legge sui giornali, mi ritengo una privilegiata. non credo ci siano molti posti al mondo dove si vive in maniera decente come qui da noi. anche se abbiamo un premier ladro e bugiardo, anche se è tenuto sotto ricatto da un varesotto che dovrebbe avere la dignità di andare a nascondersi. forse perché credo che il “comunista” che abbiamo come presidente, sia una persona onesta. e perché amo la polenta, il bardolino e anche la pasta alla norma. non abbiamo dialetto e cibi in comune, tu e io ma sono convinta che, in fondo, sei italiana pure tu.
    lamate.

    • maria says:

      è vero, il vilipendio alla nazione messo in atto dalla lega ha spinto molti a riaffermare la propria italianità. qua a sud il fenomeno non esiste, quindi tendo a capire poco cosa dobbiate provare. in ogni caso, comunione di intenti tra noi e grande stima per quel presidente comunista che parla ed agisce da uomo di stato

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

*

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>